Sono molte le aziende che si sono viste recapitare dallo Stato un conto salatissimo. Le imprese colpite sono, in questo caso, quelle che si occupano di forniture sanitarie per gli enti pubblici. Di norma l’ente indice una gara e l’azienda che propone il prezzo più basso, entro un certo limite, vince l’appalto. Fino a qui tutto normale. Il problema è che nel 2015 è stata introdotta una direttiva che obbliga i fornitori a risarcire del 50% gli enti (le Regioni) che superano il tetto di spesa sanitaria previsto. Il governo Draghi ha ripreso la direttiva, che senza i decreti attuativi non era mai entrata in vigore, e l’ha utilizzata per fare cassa.

Roberta Bodia è una dei tanti imprenditori messi in ginocchio: “Il fallimento è certo per le piccole e medie imprese come noi, che hanno un margine di guadagno già basso. I fornitori ospedalieri non sono neanche tenuti a sapere quali siano i budget degli enti, noi ci atteniamo alla gara. La normativa è fuori da ogni logica commerciale, da ogni logica di bilancio sia degli enti pubblici che delle società di capitale ed è incostituzionale perché ha una valenza retroattiva“. Infatti lo Stato ha chiesto a Roberta tra i 70mila e gli 80mila euro, risalenti al quadriennio 2015-2018.