La prima misura importante del governo presieduto da Giorgia Meloni ha infiammato il dibattito pubblico. Si tratta della cosiddetta “ordinanza anti-rave”, varata dal Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che inasprisce sanzioni e multe per chiunque si trovi coinvolto in un rave party. A far discutere non tanto la norma in sé, che ha il dichiarato obiettivo di tutelare l’ordine pubblico, quanto il modo in cui è stata scritta. Secondo i suoi detrattori, sia esponenti dell’opposizione sia esperti di diritto, la legge si presta a interpretazioni restrittive per tutte quelle manifestazioni che conterebbero più di 50 persone, oltre che per l’applicazione in altri contesti come l’occupazione di scuole e università o assembramenti non autorizzati dalle questure.

Il provvedimento è di urgenza, essendo un decreto legge, ma deve essere convertito in legge dalle Camere e dunque può essere emendato”, dice il Viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto. “Può essere migliorato anche raccogliendo critiche, osservazioni e difficoltà di sorta che possono emergere nel dibattito sia come autotutela del governo, sia come eterotutela delle Camere al fine di approvare la norma più efficace e corretta dal punto di vista dell’ortodossia penalistica. Nulla di strano”.

Viene il dubbio che, dato che si parla di raduni e non espressamente di rave (come nel caso dell’analogo provvedimento francese), l’ambito di applicazione può essere sterminato. “Riprendo le parole del recente comunicato del ministro Carlo Nordio: è un reato per tutelare la sicurezza pubblica, questo non ha nulla a che vedere con la pubblica opinione. Dubito una norma del genere possa interessare il diritto di protesta, peraltro meravigliosamente tutelato dalla Carta costituzionale. Se il Parlamento vorrà aggiungere elementi interpretativi che possano rendere la norma più specifica, ben venga. Magari si potrebbe inserire una specificazione sull’impiego di sostanze stupefacenti, cosa tipica dei rave, così da tracciare una netta e invalicabile differenza tra una manifestazione pericolosa e una pacifica in una piazza. Se le opposizioni ritengono possa esserci un dolo di questo tipo, ben vengano le correzioni. L’importante è che si crei una norma dura e drastica sul tema: l’obiettivo è colpire i rave, né più, né meno. E sul tema delle intercettazioni, sollevato anche da Giorgia Meloni e Antonio Tajani, basterà abbassare la pena sotto i 5 anni così da non consentirle. Nessuno intende attaccare la libertà di pensiero e di manifestare il dissenso, e in questo Forza Italia è sempre stata un baluardo”.