Alla premiazione di Los Angeles – ove hanno ritirato un prestigioso premio internazionale – i Maneskin si sono presentati sul palco in reggicalze. Lo hanno fatto con l’aperto intento di ostentare un anticonformismo di maniera, un antagonismo palese rispetto alla società della quale sono abitatori. Hanno scelto di far valere un’istanza (almeno all’apparenza) critica. La società dello spettacolo elegge come propri rappresentanti premiandoli con successo e contributi di varia natura, tutti gli artisti o gli intellettuali che incarnino o esprimano al meglio l’essenza stessa della società delle spettacolo. Svolgendo una funzione apologetica di ideologica santificazione e glorificazione della medesima civiltà dello spettacolo che pure fingono di contestare. Quanto più appaiono contestativi, tanto più i suddetti artisti risultano conformisti, adattivi e conservativi. L’estate scorsa gli stessi Maneskin a Roma si presentarono in un concerto urlando contro Putin. Anche in quel caso il loro dissenso era un dissenso conformativo che finiva per rinsaldare lo status quo e l’ordine simbolico di glorificazione dell’imperialismo di matrice atlantista. Adesso si presentano sul palco in reggicalze.

Pasolini lo aveva già adombrato: la civiltà dei consumi non è più disciplinare, clericofascista. Tutto al contrario, si basa sul permissivismo e dell’edonismo vuole che tutto sia consumabile. Il volto del potere oggi è un volto anarchico. Il potere edonista della civiltà dei consumi abbatte ogni forma di stabilità, ogni inviolabile viene violato e lo fa facendo apparire anticonformistico questo gesto che in realtà risulta funzionale al potere stesso che deve appropriarsi in forma di merce di ogni forma del reale, simbolico, materiale e immateriale.

Ecco perché il gesto dei Maneskin è un gesto puramente conservativo, è la società dei consumi che deve saturare ogni spazio e deve abbattere ogni tabù in modo che tutto sia disponibile per il fare del tecnocapitale per la mercificazione e per lo spettacolo. Nulla può rimanere esterno, il movimento del capitale è fagocitante, tende a includere tutto, la famosa inclusione tanto elogiata in fondo altro non dice se non il fatto che nulla deve rimanere esterno alla logica reificante del capitale. I Maneskin, emblema di un pensiero unico musicalmente corretto, finiscono in ultima istanza per glorificare il potere quanto più fingono di contestarlo, senza avvedersi essi diventano inconsapevoli testimonial dell’ordine della civiltà mercatista. Perfino due suore che leggessero e commentassero tra loro Tommaso d’Aquino, Agostino d’Ippona, o Bonaventura di Bagnoregio sarebbero assai più rivoluzionare e anticonformiste dei Maneskin e di tutti gli altri alfieri del pensiero unico musicalmente corretto.

Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro