Si è aperta, incontenibile, una discussione nel Paese intorno al tema della sovranità alimentare. Il dibattito è scaturito dal fatto che il neo istituito Governo del Centrodestra bluette neoliberale ha proposto la creazione di un Ministero della sovranità alimentare, come del resto già è operativo nella vicina Francia. E da lì subito è divampato un dibattito su posizioni anche differenziate, che spaziano da coloro i quali dicevano che in fondo già con Slow Food era nata l’idea della sovranità alimentare fino a coloro i quali, come ad esempio Laura Boldrini, vestale della openness cosmopolita, hanno ironizzato sulla questione. Al di là delle posizioni diversificate, mi preme sottolineare come la questione della sovranità alimentare sia di per sé giusta, direi di più sacrosanta. Far valere la sovranità alimentare significa anzitutto resistere allo sradicamento culturale e perfino gastronomico quale viene imposto dai processi o no omologante della globalizzazione turbo capitalistica. La globalizzazione turbo capitalistica, infatti, affianca il pensiero unico politicamente corretto con la sua variante a tavola che è il piatto unico gastronomico corretto. Già se ne intravvedono alcuni sviluppi possibili quando sentiamo l’Unione Europea che disinvoltamente propone larve e insetti, ma poi anche cibi a più basso costo importati dall’estero come nuovo menù per i popoli dell’Unione Europea stessa. L’idea è quella di sradicare le identità dei popoli e quindi la loro tradizione culturale e gastronomica, e poi anche provvedere alla produzione di cibi a basso costo per le nuove masse impoverite grazie al neoliberismo capitalistico. L’aspetto ridicolo, tuttavia, di quel che concerne la questione della sovranità alimentare, richiamata in queste ore dal neo istituito Governo della Destra bluette, sta nel fatto che, giustappunto, a proporre la sovranità alimentare sia un Governo che è ora apertamente nemico di quella sovranità sulla cui base pure aveva costruito il proprio consenso.

Non è un mistero, infatti, che la Destra bluette, neoliberale e atlantista di Giorgia Meloni sia, apertis verbis, senza alcun infingimento e senza alcun dubbio residuo, una sorta di propaggine dell’ordine globalizzato, più precisamente la Destra bluette, melanzana. E per la supina subalternità della patria alla NATO e all’Unione Europea. Sicché il suo patriottismo e il suo sovranismo sono, possiamo dirlo, di cartone o, se preferite, di cartapesta. Quasi in maniera compensativa, dopo aver rinnegato la sovranità militare e quella economica, adesso il Governo della Destra neoliberale e atlantista mette a tema la sovranità alimentare. Come dire ‘abbiamo puntato tutto sul concetto di sovranità, ora che con il consenso siamo giunti al Governo e non possiamo mantenere le promesse di sovranità e anzi saremo ancor più subalterni, se mai è possibile, delle Sinistre fucsia per quel che riguarda la subalternità rispetto alla SNATO e quindi all’imperialismo statunitense e all’Unione Europea e ai diktat dei mercati per quel che riguarda il Vecchio continente europeo, se non altro l’idea di sovranità la manterremo sotto forma di sovranità alimentare’. Come dire ‘rimaniamo fedeli alle nostre idee, trovando un nuovo spazio di applicabilità delle medesime sul piano, appunto, della sovranità alimentare’.

Tutto questo è francamente ridicolo e mi spingo a dire che farebbe anche ridere se solo non facesse piangere, dacché in queste ore si sta consumando la tragedia della patria. La Destra bluette si riconferma per quello che è l’ala destra dell’aquila neoliberale che ha un’ala destra bluette e un’ala sinistra fucsia che fingono un’alternativa quando in realtà è solo l’alternanza senza alternativa. Per inciso, in queste ore Stoltenberg, Segretario della NATO, ha già detto di non vedere l’ora di poter interagire col nuovo Governo capitanato da Giorgia Meloni, neoliberale e atlantista, ma per la sovranità alimentare.

Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro