Pare che i nostri politici stiano ormai facendo a gara per intestarsi la paternità di una manifestazione contro la guerra. Hanno evidentemente capito che gli italiani non sono disponibili a sacrificare il proprio Paese sull’altare degli interessi americani in Ucraina e neanche a finire in un conflitto mondiale. La cosa assurda, però, è che coloro che si affannano a mettere il cappello su una tale manifestazione, fanno parte di partiti che continuano ad alimentare il conflitto inviando armi ed inasprendo la tensione con le nuove sanzioni.

Non possiamo permettere che temi così importanti vengano strumentalizzati, quindi dobbiamo portare fuori e smascherare chi desidera farlo apertamente: il primo, Enrico Letta, colui che girava con l’elmetto mimetico, colui che è passato dal morire per Maastricht, al morire per Kiev, colui che vuole sempre scegliere di che morte debbano morire gli italiani. Ora vuole organizzare un sit-in fuori dall’Ambasciata russa riuscendo a fare due cose in favore della guerra, mentre dice di volerne fare una in favore della pace. La prima è che fare il sit-in fuori dall’Ambasciata russa senza farlo fuori da quella americana vuol dire alimentare tensione. In seguito, vuole unire le sigle pro-Ucraina incappando nel più pericoloso degli errori: quello di credere che ciò voglia dire voler fermare la guerra, essendo che abbiamo visto che il Governo ucraino ha vietato per decreto le trattative di pace.

Conte, invece, ha fatto cadere un Governo non sulle sanzioni alla Russia, che stanno incenerendo le aziende del nostro Paese, ma su un inceneritore di Roma, mentre ora vuole organizzare una manifestazione per la pace nonostante il suo partito abbia fatto parte di Governi che la guerra l’hanno alimentata. Conte infatti è sempre ben attento a non parlare di stop alle sanzioni per la Russia o di stop alle sanzioni per l’invio di armi, che sono le due precondizioni indispensabili per intavolare una trattativa occorrente sia a salvare le aziende italiane sia a porre fine al conflitto. Conte è inoltre quello che ammette che le sanzioni ci stanno facendo del male ma dice anche che per principio vanno mantenute perché c’è un Paese invasore ed un Paese invaso. Se vogliamo però parlare di principio e di necessità di sconfiggere l’invasore, allora il principio dovrebbe valere anche per il proseguimento della guerra. Le contraddizioni nascoste dietro ad un “no” generico alla guerra sono molte, serve semplicemente a strumentalizzare il tema.

Sento molti dell’antisistema dire che scenderanno in piazza con Conte per la causa comune ma non esiste alcuna causa comune, chi lo affianca infatti si rende semplicemente complice della sua strumentalizzazione. Anche Biden è contro la guerra, ma in quale modo vorrebbe fermarla? Il suo “no” alla guerra sarebbe quello di invitare Putin ad arrendersi, a consegnare la Crimea ed uscire dal Donbass.

A fronte di questa situazione, stiamo organizzando un corteo a Napoli, progettato per domenica 23 Ottobre alle 11.30, con uno striscione che recita: “No alla guerra? No alle sanzioni. No alle armi”. Il corteo partirà dal lungomare di Napoli e proseguirà fino al consolato russo perché il segnale deve essere chiaro ovvero: stiamo partecipando ad una guerra russo-americana. L’Ucraina è semplicemente il campo di battaglia scelto dagli USA per trascinare Putin nel conflitto. Finiremo poi sotto alla regione Campania per mandare un segnale a De Luca, che è un altro di quelli che vuole organizzare dal PD la sua manifestazione contro la guerra. Gli faremo capire che per essere credibile dovrebbe prima prendere le distanze dal suo partito che continua a voler inviare armi e ad inviare sanzioni, altrimenti è anche lui un “pagliaccio”, come ama apostrofare i suoi nemici. Raccoglieremo le testimonianze delle categorie come: panificatori, produttori di mozzarelle di bufala e ristoratori costretti a chiudere a causa del caro energia, altra crisi dalla quale non usciremmo se non rimuovendo le sanzioni. Dettiamo le linee guida di una vera e propria manifestazione contro la guerra.

La Matrix Europea, la verità dietro i giochi di potere – Con Francesco Amodeo