Roberto Lachin è un judoka non vedente, Vicecampione nella categoria 73 chili, che da poco a ricevuto il Premio Internazionale Giuseppe Sciacca per lo sport e per l’inclusione sociale. Insieme a Elena Travaglini, ballerina professionista, anch’ella non vedente, ha dato vita al progetto ‘judo al buio’, allo scopo di sensibilizzare rispetto al tema della disabilità. Roberto, poi, è creatore di un podcast dal titolo ‘Motto podcast’. Ma perché questo nome? “Sono appassionato di Giappone e lingue orientali. E ‘motto’, in giapponese, significa ‘di più’. Il mio podcast vuole proprio essere un incitamento a fare di più. Mi sono reso conto che, soprattutto durante il Covid, all’inizio, i disabili erano chiusi nelle loro case e ancor di più in sé stessi, da lì è nata l’idea di fare qualcosa, quindi è nato il mio podcast'”.

Ma a che punto siamo con l’inclusività? Non benissimo, secondo Roberto: “Ben vengano tutte le iniziative che parlano di socializzazione e di inclusione, ma credo che bisogna mantenere vivo l’interesse su questo tema, non bastano momenti ed eventi sporadici. Credo si possa vivere tutti insieme in questo mondo e, soprattutto, cancellare l’immagine che un disabile che fa qualcosa è un campione: noi aspiriamo a essere persone normali come tutti gli altri, non dobbiamo essere necessariamente campioni”.

A rincarare la dose, anche Elena: Si smetterà di parlare di inclusione quando la vera inclusione ci sarà. Un conto è dire ‘Roberto è un campione’ perché ha vinto delle gare come qualsiasi altro atleta normo-vedente, un conto è dire ‘Roberto è un campione’ quando non è mai salito sul tatami”.

Da quest’anno, Elena è co-conduttrice insieme a Roberto di ‘Motto Podcast’. E spiega: “L’idea del podcast è proprio sfatare questa concezione umana secondo cui se uno è disabile dev’essere in qualche modo avvantaggiato. Siamo tutti esseri umani, ognuno di noi ha le proprie difficoltà, chi più chi meno, semplicemente per chi ha delle difficoltà sensoriali o psicologiche si possono trovare degli escamotage per permettergli di svolgere attività socializzanti: non solo lo sport, ma anche e soprattutto la scuola (che è un diritto di tutti), l’arte”.