Tommaso Maestrelli: 100 anni di un uomo unico e di un grande mister. Il 7 ottobre 1922 nasceva in Toscana l’artefice dello scudetto di una pazza Lazio nel 1974. Un gruppo diviso, scontroso, costantemente in subbuglio che però si riuniva tutto intorno al suo condottiero.

Quella banda folle la domenica metteva i litigi settimanali in soffitta e faceva impazzire i tifosi biancocelesti a suon di gol e vittorie. L’ex tecnico del Foggia era il fautore di un calcio offensivo e totale all’olandese. Un personaggio strappato troppo presto alla vita terrena nel 1976 per un male incurabile.

Domenica scorsa il patron attuale della Lazio Lotito ha omaggiato la famiglia dell’indimenticato e indimenticabile timoniere intitolando alla sua figura la curva sud dello stadio Olimpico. “Su c’è er Mestro che ce sta a guardà!“, così cantava Aldo Donati nel suo inno dedicato ai biancocelesti. Sì, Tommaso Maestrelli osserva ancora oggi tutti i laziale dal cielo.

Il toccante intervento di Luigi Martini

Tommaso ti rimane dentro per sempre

Io ho conosciuto Tommaso che avevo 22 anni. Venivo da Livorno e lui dal Foggia. Io ero un arrogantello giovane di Provincia, con delle convinzioni che può avere un 20enne degli anni settanta. Tommaso Maestrelli mi ha insegnato la vita. Quando faccio qualcosa è come se lo avessi sempre al fianco. E’ rimasto dentro di me e non se n’è mai più andato. Per me è stato fondamentale. Molto di ciò che ho fatto lo devo a questo cambiamento e a questa maturazione che è partita proprio da lui“.

La grandezza umana offusca quella tecnico-tattica

Paradossalmente la grandezza umana del mister offusca quella tecnica e tattica. Ci dimentichiamo che è tra i mister due che ha vinto 2 Seminatori d’oro ed è stato il primo ad inventare due terzini che attaccano con due mediano ad impostare nella metà campo avversaria. Quella Lazio era una squadra estremamente offensiva“.

I dialoghi silenziosi ma profondi con i giocatori

Lui aveva un modo di farti capire che avevi sbagliato che era unico ed eccezionale. Maestrelli ti chiamava a rapporto, ti guardava in silenzio e capivi che dovevi crescere senza neanche parlare. Noi eravamo davvero indisciplinati all’inizio. All’epoca la divisione nel gruppo era di ordinaria amministrazione. Il mister stava in mezzo alla burrasca e, dopo essersi informato su come erano andate le cose, chiamava a rapporto uno e poi l’altro senza parlare dell’accaduto. Con il tempo queste manifestazioni assurde si sono mitigate“.