Papa Bergoglio, da subito e contro ogni apparenza, ha rispecchiato la corrente fredda del cristianesimo: quella volta a giustificare i rapporti di forza, quella pienamente organica al potere neoliberale. Una corrente tanto più vicina al potere mondano quanto più nel contesto dei reali rapporti di forza era aperta ed è aperta al progressismo neo-edonista, al laicismo immanentista e alla openness, all’apertura come cifra del nuovo spirito del capitalismo e del suo sconfinamento metafisico, morale e geopolitico.

Se la corrente calda, rappresentata da Ratzinger, resisteva fermamente al globalismo nichilista, la corrente fredda di Bergoglio, per parte sua, ha finito per lo più di opporsi a tutto ciò che al globalismo nichilista potesse resistere. Lo stesso atteggiamento diverso, per non dire antitetico, assunto da parte del clero giornalistico e del ceto mediatico al cospetto dei due pontefici, risulta davvero rivelativo.

Ratzinger è stato avversato sotto ogni profilo ed è stato presentato come un rigurgito di premodernità, come un corpo estraneo rispetto al mondo a forma di merce. Per di più Ratzinger è stato presentato e attaccato come l’aborrito ritorno fuori tempo massimo della difesa del cristianesimo e delle ragioni del trascendente. In maniera diametralmente opposta Bergoglio è stato da subito accolto come il beniamino della civiltà dello spettacolo, la quale lo ha glorificato come Papa moderno e all’altezza dei tempi. Come Papa perfettamente organico con lo spirito del mondo a forma di merce.

Possiamo ancora dire che, da ogni punto di vista, Papa Ratzinger era avversato dallo stesso circo mediatico che invece celebrava Bergoglio. Insomma possiamo anche dire che Bergoglio era da subito celerato in quanto attento al mundus e la punto di vista del mundus e disinteressato insieme alle vetuste e polverose questioni teologiche e racchiuso alla trascendenza e aperto alla openness del globalismo mercatista. Ratzinger invece aveva incarnato il vecchio cristianesimo di cui la civiltà dei consumi non aveva più bisogno e doveva anzi sbarazzarsene. Bergoglio invece rappresentava il nuovo cristianesimo, quello teologicamente corretto, di fatto indistinguibile dalla visione consumista e permissiva propria della società dei mercati. Quella di Ratzinger era una fede basata sulla tradizione, quella di Bergoglio era una fede “low cost” che rendeva del tutto indistinguibile il consumatore dal cristiano.

Detto altrimenti: Ratzinger ha provato a resistere alla civiltà nichilista dei costumi che invece Bergoglio ha ampiamente avallato con la sua teologia del nulla, con la sua ecclesiologia della banalizzazione. Ratzinger rappresentava allora l’estrema sopravvivenza del cristianesimo in un mondo che già aveva preteso di liquidarlo inappellabilmente. Bergoglio incarnava invece il nuovo spirito di una chiesa post-cristiana, neo-progressista, indistinguibile da una delle tante agenzie del mondo e per il mondo. Ratzinger provava a fermare a contrastare quella potenza che per converso era favorita e propiziata da Bergoglio e dal suo “teologizzare col martello“.

Bergoglio davvero fa “teologia col martello” dacché decostruisce uno dopo l’altro i cardini del pensiero teologico occidentale e il depositum fidei del cristianesimo. La sua è in fondo una non-teologia o, se preferite, un’anti-teologia che di fatto svuota la teologia nel nome della presunta esigenza di aggiornarla e di renderla all’altezza della contemporaneità.

Con l’astratto obiettivo dichiarato di una difesa della teologia, Bergoglio produce concretamente la sua decostruzione e per questa via favorisce l’evaporazione del cristianesimo che pure dice idealmente di contrastare. Ottiene il medesimo risultato a cui portano le tendenza sdivinizzanti della civiltà merciforme del nichilismo: la liquidazione di ogni teologia e più in generale la messa in congedo di ogni apertura alla trascendenza. Tutto ciò a beneficio della fede nella certezza sensibile e nella scienza come unica forma di fede consentita in un mondo che ha smesso di credere in Dio per consegnarsi integralmente alla fede cieca nel mercato e nella scienza come dogma.

Radio Attività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro