Recente è la notizia che Apple ha ammesso che esiste una falla nei suoi devices che permetterebbe ad hacker esperti di penetrarvi. “Questo è il mondo in cui viviamo. L’esempio tipico di quello che diciamo, del fatto che tutto quello che passa per il digitale può essere manipolato, può essere archiviato e poi usato contro di voi è questo: le stesse case produttrici, parliamo della blasonata Apple, lo dicono. È a rischio tutto comprese le famose VPN. Se le grandi aziende più ricche del mondo hanno questi problemi, secondo voi il voto elettronico, i dati che vi vengono forniti, non possono essere hackerati? L’informatica ha questo limite. Andrebbe usata per avere la possibilità di crescere di aver automatismi comodi, ma l’informatica ci è penetrata dentro. Addirittura, con le nanoparticelle, adesso vogliono far si che da remoto possano curarci. Escludendo il gesto malintenzionato, se uno sbaglia o c’è un bug che faccio? Muoio? Questo può accadere e per la famosa legge di Murphy, tutto ciò che può accadere prima o poi accadrà, dato il tempo. Basta solo attendere”.

Dovunque ci siano dati che vanno gestiti, come ricorda Fabio Duranti, c’è un algoritmo che esegue questa operazione. Esistono per risolvere quesiti che spaziano dalle semplici operazioni matematiche alla pubblicità che vediamo sui social passando per le immancabili ricerche che compiamo ogni giorno su Google.

Il famoso motore di ricerca, come le pubblicità e le sponsorizzazioni che vi troviamo, si basa su un algoritmo di enorme complessità e ogni pagina che visitiamo è in un determinata posizione perché lo ha deciso l’algoritmo. “È l’istruzione necessaria per arrivare a qualcosa, ma bisogna capire come è stato scritto”. Queste operazioni vengono utilizzate per gli usi più disparati e tutto ciò può avere conseguenze buone o nefaste. Come ogni mezzo a cui viene affidata una responsabilità così elevata, quindi, andrebbe valutato in entrambe le occasioni.

Il collegamento con la politica è semplice: per tracciare la nostra identità politica ed essere profilati bastano i pochi clic che lasciamo ogni giorno su Facebook. A quel punto cosa succede a queste informazioni? Come ricorda il Prof. Alberto Contri: “L’algoritmo è quel metodo per cui qualunque statistica e qualunque voto può essere letto in un modo o in un altro a seconda del modo in cui l’hai programmato. Io francamente sono preoccupato anche per queste elezioni. Chi è che controllerà come sono stati messi i voti?”