Alle porte di una quasi-crisi di Governo causata dalle dimissioni di un uomo che percepisce come di troppo le barricate parlamentari, si sono sprecati gli appelli perché Mario Draghi resti al suo posto. Il ragionamento è il seguente: “Il debito pubblico supera il 150 per cento, l’inflazione mette a dura prova i bilanci delle famiglie e delle imprese come non era mai avvenuto negli ultimi 40 anni, contemporaneamente la recessione è pronta a fare danni di segno opposto ma altrettanto clamorosi, la guerra in Ucraina sta destabilizzando gli equilibri internazionali”; lo leggiamo in un articolo apparso su Il Sole 24 Ore. La conclusione? Che proprio per questo Draghi deve finire il mandato.
Balza però all’occhio come in un anno di esecutivo a trazione Draghi i risultati siano proprio quelli elencati.

Il fronte draghiano però non demorde: sulla falsariga di una filosofia che vede nel “poteva andare peggio” una sorta di teoria del tutto, si sono organizzate manifestazioni, paventate raccolte di firme, sprecati gli appelli alla “responsabilità”. Quasi come se chi chiede di andare al voto fosse un immaturo pregno di irresponsabilità.
Una sgrammaticatura istituzionale che non sarà certo l’ultima: “Il governo tecnocratico dei migliori ci ha abituato alle sgrammaticature istituzionali, politiche e di comunicazione, basti pensare che la settimana scorsa, dopo aver dato le dimissioni e prima di andare al Quirinale, Mario Draghi aveva annunciato la parlamentarizzazione prima dello stesso Quirinale“.
L’esempio eloquente di Mariagiovanna Maglie si accompagna non solo alle anomalie tecniche, ma anche alle forzature mediatiche: “Il punto è che l’Unione Europea preferisce lui perché fa bella figura gratis. Cosa ha ottenuto dall’UE diverso da ciò che avrebbe ottenuto qualunque altro tipo di governo ‘il migliore’ Draghi? Niente. Nemmeno un tetto al prezzo del gas”.

Ma parlando di comunicazione, la stoccata va anche ai sondaggi (o meglio, ai sondaggisti) che in queste ore vedrebbero gli italiani poco propensi ad andare al voto: “Salve, chiamiamo per un sondaggio: preferisce che 1) Resti Draghi, l’economia decolli, la pandemia non torni, a guerra finisca e vincano i buoni? O che 2) Si vada al voto, lo spread ci divori, la Russia ci invada, i virus ci uccidano? Ah, sceglie la prima?
Così la giornalista lancia la stoccata su Twitter e ai nostri microfoni.