Sono passati ormai 4 mesi dall’inizio della guerra tra Russia e Ucraina. Putin non ferma l’avanzata e l’Italia si muove in sintonia con gli alleati dell’Ue e della Nato ma deve dimostrare “postura”.
Ieri 21 giugno, dopo la tanto attesa seduta in Senato, Draghi ha ribadito la strategia dell’Italia (che attualmente si muove su due fronti, sostenere l’Ucraina e imporre sanzioni alla Russia perché Mosca cessi ostilità e accetti di sedersi al tavolo dei negoziato) e alla conclusione della seduta ha ottenuto anche l’intesa sul testo della risoluzione di maggioranza. Per il M5S, invece, ci sono di nuovo problemi in casa, con Di Maio che che è uscito dal movimento dopo lo scontro con Conte.
Nonostante le molte esitazioni Draghi continua per la sua strada e anche le molti voci che dicono “no” alla guerra sembrano flebili, inudibili, dal Presidente del Consiglio. “Noi abbiamo un popolo sovrano, una democrazia e il popolo non vuole una guerra. La maggior parte dei parlamentari ormai stanno cominciando a comprendere ma Draghi va avanti sulle armi a Kiev e blinda Di Maio. Quest’ultimo probabilmente ha imboccato la strada di Davos e Goldman Sachs. Draghi sa di avere in mano il potere del denaro e del ricatto elettorale e va avanti a fare ciò che vuole e quello che gli dicono di fare dall’altra parte dell’oceano”. Fabio Duranti ha così commentato in diretta la vicenda.
Il popolo non reagisce, non si ribella. Ci sono molti modi civili per ribellarsi ma noi rimaniamo zitti di fronte agli aumenti delle bollette energetiche e soprattutto a porgere l’altra guancia, anzi braccio, di fronte a farmaci scaduti, inefficienti e adesso arriveranno quelli senza nessun tipo di sperimentazione che vorranno immettere sul mercato forzatamente”.