La guerra senza apparente via di uscita. L’incertezza sull’esito del conflitto in corso, ormai da oltre tre mesi, consuma le speranze dei sostenitori della via delle armi e mina le certezze degli esperti che avrebbe puntato su una risoluzione immediata. Il campo di battaglia ubicato soprattutto nel sud-est ucraino, in quel lembo di terra che porta il nome di Donbass, vede l’esercito locale sempre più affannato dai colpi russi. In affanno, proprio come la macchina della diplomazia, che procede a rilento mentre fuori dai palazzi il dramma si consuma.
Giorno dopo giorno il rischio di un peggioramento non fa altro che aumentare. Complice il coinvolgimento di numerosi attori, Nato in primis, la sensazione di ballare sul Titanic è viva sicuramente tra le pagine dei giornali. Sarà il medesimo sentimento che aleggia nell’opinione pubblica italiana? Il cosiddetto cul de sac è davvero dietro l’angolo? Sono i quesiti che un ascoltatore ha posto in diretta a Fabio Duranti, intervenuto ai microfoni di Francesco Vergovich a Un Giorno Speciale.
“È chiaro che quando c’è una guerra siamo tutti preoccupati. Ma siamo preoccupati non per la guerra in sé, che peraltro si sta combattendo molto lontano da noi. La preoccupazione dovrebbe venire dalle nostre stesse istituzioni che invece che cercare di mettere la pace, di comprendere, di capire anche le ragioni storiche per cui accade questo, stanno gettando benzina sul fuoco. Allora se c’è qualche preoccupazione questa dovrebbe venire purtroppo per le istituzioni che ci stanno rappresentando impropriamente. Vorrei ricordare che noi, popolo, abbiamo votato questi partiti. Primo fra tutti i 5 Stelle che hanno il 33/34%, l’ago della bilancia totale.
Quindi sì, io sono preoccupato, ma non dalla guerra che finirà come sono finite tutte le guerre. Ma sono preoccupato dal nostro coinvolgimento ad opera di persone che invece erano state elette per fare l’esatto contrario, per mettere pace e stare lontani da queste logiche Nato. Sono logiche di interessi economici di pochi gruppi al mondo che stanno conquistando i Paesi più ricchi”.