Aristotele ha definito l’uomo come ‘animale sociale‘, che tende naturalmente ad aggregarsi ad altri individui. Fin dall’età della pietra, infatti, l’essere umano avverte la necessità di essere accolto in una comunità. Una coscienza che, nel suo significato generale, nel corso del tempo, si è evoluta nel concetto di ‘libertà di coscienza‘, il bisogno di ognuno di noi di scegliere in maniera del tutto autonoma per il nostro destino e per ciò che è meglio per il nostro benessere. A seconda dell’individualità di ognuno, dunque, in alcuni casi, oltre all’aspetto individualistico, è emersa la riscoperta del senso di collettività e del suo valore.
Così, ancora oggi, quelli che il Dottor Alessandro Meluzzi chiama ‘i mascherati’ utilizzano la mascherina per svariati motivi, tra i quali sembrerebbe esserci soprattutto quello legato al senso di appartenenza, in un contesto come quello della recente situazione pandemica, nella quale ognuno di noi ha assunto un ruolo specifico per evitare il propagarsi del virus all’interno della comunità.
Contri e il senso d’appartenenza dell’essere umano
“La pubblicità in genere, viene accusata di tutte le colpe immaginabili. Quando il prodotto è uno solo, basta dire che c’è e va bene; quando invece cominciano ad essercene due o tre si cerca di spiegare le differenze tra l’uno e l’altro. Nel momento in cui i prodotti sono cominciati a diventare delle ‘commodities’, cioè sostanzialmente sono tutti uguali, allora si cerca, a volte in maniera inconscia, di attribuire il possesso di quell’oggetto all’appartenenza di una tribù. C’è un sociologo famoso, Abraham Maslow, che ha definito la scala dei bisogni: in quelli primari c’erano vestirsi, nutrirsi, riprodursi, ma nei bisogni secondari, quelli immediatamente dopo, al secondo gradino della piramide era presente il desiderio di appartenenza. Questo può essere positivo, ma può anche essere un senso di appartenenza al gregge ed è qui che scattano tutti i meccanismi che vengono messi poi in pratica da chi vuole prendere decisioni sulla nostra pelle e noi, come tante pecore, dietro”.
Meluzzi e la nuova libertà di coscienza
“Bisogna partire da lontano. L’appartenenza a una comunità umana è un fattore basilare di sopravvivenza. Se uno non si sente parte di una comunità umana, si sente smarrito. L’uomo isolato è un ‘non-uomo’, quindi noi dobbiamo sentirci parte di una comunità che ci raccolga, accolga e condizioni. Intorno a questo sono nate le grandi religioni, ideologie e appartenenze.
In origine, c’era un sistema di appartenenza che garantiva il funzionamento di quella società e così è stato per tutta la storia dell’umanità, con una progressiva creazione all’interno di questo quadro evolutivo dell’Homo Sapiens Sapiens, che nasce dopo Neanderthal, e con una progressiva tendenza alla selezione di alcuni individui che si sono sempre staccati dal gregge e che hanno proposto delle dimensioni alternative. Tutti quelli che nel loro tempo, ad un certo punto, hanno cominciato a dire ‘fare sacrifici umani da parte degli uomini anche di fronte alla necessità della conformità della legge, non è una cosa buona’. Quindi, è andato crescendo un fenomeno chiamato ‘libertà di coscienza’. Oggi, la stragrande maggioranza dell’umanità ragiona esattamente come 3000 anni fa.
‘I mascherati’ sono soltanto dei buoni, generosi, semplici Sapiens Sapiens che si comportano secondo la media statistica delle condotte dell’uniformità gregaria, dell’adeguamento al branco, che abbiamo fin qui descritto. Le élite, che sono i nostri padroni, non hanno considerato che in questo processo hanno accelerato la selezione di una nuova specie dal punto di vista neuro cognitivo, che sono quelli che io chiamo i Sapiens Sapiens Sapiens, specie alla quale ad esempio apparteniamo noi, che non siamo migliori dal punto di vista né biologico, né morale dei ‘mascherati’ e non siamo neanche diversi da quelli che ci condizionano. Però senza averci cooptato nelle élite, hanno favorito in alcuni soggetti particolarmente predisposti quella capacità di critica, autocritica, quella dimensione evolutiva, che non ci rende più governabili. Stimo la presenza di questa specie in Italia tra i 6/7 milioni di persone circa, che corrispondono a quelli che hanno resistito. Il terrore delle élite è che accadrà quello che Vilfredo Pareto, grande sociologo e psicosociologo, ha descritto fra la fine dell’800 e i primi del ‘900, cioè il mondo delle minoranze attive. Noi siamo minoranza attiva e in quanto tale abbiamo più alto grado di evoluzione e finirà con il diventare maggioranza. Questa cosa non è governabile dai partiti. Alla fine, questo determina dei sistemi di selezione: antropologica, socio biologica, neuro biologica persino”.