Nell’attuale modello neoliberale le politiche d’austerity sono diventate la dottrina politico-economica dominante. In Italia tale pensiero è stato rappresentato da Mario Monti e dai sostenitori dei tagli della spesa pubblica. Con una netta virata rispetto alla linea teorica di Keynes sul moltiplicatore degli investimenti pubblici, il mantra del neoliberismo è stato quello di concentrare gli sforzi economici nella riduzione rapporto debito-PIL.

Tali politiche si sono rivelate, come spiega il prof. Valerio Malvezzi, del tutto inadeguate e controproducenti. Il solo taglio della spesa pubblica ha infatti rallentato la crescita del PIL e conseguentemente ha impedito, non solo uno sviluppo dell’economia italiana, ma anche gli stessi obiettivi sulla riduzione del debito. Poiché il Pil è infatti il denominatore della frazione, una sua stagnazione o recessione conduce all’impossibilità di conseguire i risultati sperati. Per il prof. Malvezzi l’obiettivo dell’economia deve essere quella di porre al centro l’uomo e soprattutto la famiglia, dunque anche le aziende italiane, essendo queste in massima parte PMI a gestione famigliare.

L’intervento del prof. Valerio Malvezzi

“La questione principe in materia economica è legata ad autori nell’area neoliberista, come il Professor Monti, i quali sostengono che il taglio della spesa pubblica, quindi la politica del rigore, sia la soluzione per abbassare il cosiddetto rapporto debito-PIL. Il problema è che, come molti sanno, in economia c’è un concetto di ‘Moltiplicatore degli Investimenti’, per cui se la spesa pubblica viene fatta, per una serie di logiche, l’origine delle quali è di John Maynard Keynes, con la teoria del 1936, datata ma che ha avuto per tutto il ‘900 delle riprove. Se aumento la spesa pubblica significa che faccio degli investimenti. Lo Stato investiva in economia e faceva girare del denaro nella stessa; ad esempio, nel momento in cui lo Stato costruisce un ospedale, fa una spesa di investimento, facendo girare l’economia. Dunque, l’investimento pubblico moltiplica la spesa e crea ricchezza nel Paese attraverso la crescita degli investimenti e poi, a cascata, dei posti di lavoro, dei consumi e anche dei risparmi.

Se al contrario taglio la spesa pubblica, quindi faccio l’opposto, certamente riduco il peso del debito. Ma poiché danneggio il PIL, che è il denominatore della frazione, allora è un problema di quest’ultima, cioè se il denominatore (PIL) crolla di più di quello che è il taglio del debito, è chiaro che il problema rimane. Cioè, se mi muovo con queste politiche di taglio della spesa pubblica e dall’altra parte aumento la pressione fiscale sulle famiglie, soprattutto sulle imprese, non hanno più soldi. Ottengo dunque, per un problema di saldi settoriali che avrò il saldo pubblico che tendenzialmente, ma non è vero, lo metto a posto, sicuramente un effetto sul debito privato, cioè aumento di debiti delle famiglie e delle imprese. Ecco che cosa succede. Come possiamo continuare a credere non tanto alle persone, quanto alle teorie dietro a queste persone? I dati sono lì e tutti fanno finta di non vederli, perché il vero problema non è ridurre il debito pubblico, ma continuare a pagare gli interessi speculativi non dovuti, ad un sistema di banche private, che hanno tutto l’interesse a far sì che le cose rimangano come sono.

La mia tesi è che si debba uscire da questa situazione con un tipo di economia diversa che si chiama ‘Economia Umanistica’, che pone al centro l’uomo, la famiglia sostanzialmente e, in Italia, anche le imprese (la maggior parte delle quali sono fatte da famiglie). Il vero nocciolo della questione è che nel nostro Paese la maggior parte degli occupati è fatta dal sistema delle piccole, medie, soprattutto, micro imprese italiane e liberi professionisti. Quindi, la mia tesi dell’Economia Umanistica è che bisogna investire su quelle cose lì e, invece di parlare del debito pubblico di cui abbiamo sentito parlare negli ultimi 20/30 anni e una finanza speculativa (tutto questo credere ai mercati, come se questi risolvessero le cose), è necessario investire sulle famiglie, alle quali è importante dare risparmio e posti di lavoro, e sulle imprese, perché bisogna abbassare le tasse. Consentire sostanzialmente di lavorare a famiglie e imprese in modo più semplice, senza tutto quell’apparato burocratico, che purtroppo da decenni continuiamo a raccontare.

Nel mondo politico, riguardo a tutto questo non viene fatto nulla da nessuno, perché, al di là dei voti, fanno delle premesse che, da tutti a livello generale sono sistematicamente disattese. Sono molto deluso! Non sento fare proposte che non escano dal ‘dobbiamo sostenere Draghi, dobbiamo sostenere l’Europa’. Poi si fanno dei bei convegni, in cui magari qualcuno va in piazza, fa le raccolte firme e molto altro, ma sono sceneggiate politiche elettorali, perché, nella sostanza, non c’è nessuno che vota contro ad un sistema che si chiama ‘Economia Capitalistica’, legata ad un progetto Eurocentrico monetario. Non propongo altre monete o soluzioni monetarie, perché, per quanto io lavori sul tema Blockchain, mi occupo anche di soluzioni alternative, quindi sono attento alle evoluzioni tecnologiche. Concludo sostenendo che la risposta è di tipo morale, cioè bisogna fare un ragionamento prima sul cittadino”.