La Goldman Sachs ha parlato: “dalle elezioni nel 2023 rischi per il debito italiano”.
La teoria della grande banca americana è che i rendimenti siano vicini al livello oltre il quale sarebbero necessarie riforme strutturali e la vittoria della coalizione Fratelli d’Italia-Lega potrebbe andare ad aumentare l’incertezza sull’attuazione del Recovery Fund.

La Goldman parla di “limite di rendimento”, ovvero la soglia oltre la quale il rendimento delle obbligazioni porterebbe a un aumento del rapporto tra debito e Pil, innescando una spirale negativa. L’Italia si sta rapidamente avvicinando a questo tetto e un eventuale sfondamento potrebbe renderebbe necessarie “riforme significative” per riportare il rapporto debito-Pil sotto controllo.

La tenuta futura dei bilanci, secondo Goldman Sachs, dipenderà soprattutto dall’esito delle prossime elezioni previste nella primavera 2023. A differenza di quanto avviene in altri paesi, a parere di Goldman Sachs, i gruppi politici favoriti al voto in Italia non condividono la volontà di mantenere e accelerare l’integrazione europea. I più scettici in questo ambito (Fratelli d’Italia e Lega) potrebbero portare ad un aumento dell’incertezza riguardo all’attuazione del Recovery Fund, al suo impatto sulla crescita e di conseguenza al suo contributo alla sostenibilità del debito”.

Il quotidiano “Il Tempo” ha ripreso la notizia esordendo con un critico “Mario Draghi premier anche dopo il 2023. La finanza mondiale ha già deciso”. L’attuale Presidente del Consiglio potrebbe succedere a se stesso “senza neanche lo sforzo di candidarsi” perché la grande finanza è preoccupata da quello che potrebbe succedere ai conti pubblici italiani quando i partiti torneranno in campo alle urne. Il fondo richiede un forte grado di coerenza politica nel tempo, cosa che una volta concluso il mandato del governo Draghi è tutt’altro che scontata.

Di questa situazione ha parlato Angela Camuso a “Un Giorno Speciale”.

“La dittatura è un metodo. La dittatura c’è nel momento in cui si adotta un metodo che annulla la sovranità popolare. Quando la maggioranza del popolo ha diritto di autodeterminarsi, questa si chiama sovranità popolare.

Nel momento in cui noi abbiamo accettato, il 9 marzo 2020, che un presidente del Consiglio si affacciasse alla tv e dicesse al popolo ciò che era giusto o no fare per il suo bene – sopprimendo delle libertà fondamentali sulla base di un presunto stato di guerra che non esisteva e che poteva giustificare ciò che è stato fatto – ecco allora che il popolo ha accettato questo e noi ci siamo ritrovati con la nostra costituzione – che doveva essere un ombrello – diventasse un “oggetto di carta” e da li è successo quello che è successo negli ultimi due anni.

La dittatura è un metodo, non è una forma di governo, perché ci sono state nel mondo dittature diverse le une dalle altre ma ciò che le accomuna è il fatto che il popolo non è più padrone del suo destino.

Non esiste che l’alta finanza imponga Draghi Presidente del Consiglio. Il presidente del Consiglio, finché non cambiano la nostra Costituzione, deve essere l’emanazione di una volontà popolare espressa attraverso un Parlamento, che deve essere rappresentante degli italiani non dell’alta finanza o dell’Europa.
Riguardo all’Europa, noi non siamo uno stato federale, nessuno ha chiesto agli italiani di entrare a far parte di uno stato federale. Le strutture dell’Unione Europea, un’associazione di stati nata per questioni economiche e commerciali. Adesso si stanno utilizzando le strutture di un ente nato per altri scopi per emanare leggi che condizionano pesantemente la vita intima delle persone”.