Possiamo dire che la cosiddetta luna di miele tra il premier Draghi e il popolo del nostro paese è finita ormai da tempo. Lo abbiamo visto nella vicenda pandemica, in quella economica e in quella della guerra. Draghi è l’unico presidente del consiglio che abbia fatto una campagna elettorale per se stesso rispetto alla presidenza della Repubblica.

L’unico presidente che ha una visione del Parlamento e delle istituzioni di tipo subordinato, un visione della democrazie e delle istituzioni lontana da quelle che sono i dettami della Costituzione repubblicana. Il fatto che sia in difficoltà lo vediamo dal punto di vista dell’informazione, la c.d. libera informazione, che tanto ha speso per creare la figura di Draghi come un grande statista sostituto della Merkel quando abbiamo visto che è poco più che il capo di Di Maio.

Al di là di questo, il tema è pressante. Questa informazione, parlo dei giornali, delle televisioni, da Repubblica al Tg1 fino al Tg3, alle reti interessate a rendere questo presidente del Consiglio, unico, tecnico e bravissimo, sono in difficoltà. Evidentemente gli hanno suggerito di rendersi un poco più umano. Per questo è andato in una scuola a parlare con gli allievi. Ha parlato del suo privato e di sua moglie, che disse la verità ad un barista confidandogli che sarebbe andato al Quirinale.

Mogli e baristi dicono spesso la verità ma al di là delle battute, il tema è questo: quando si cerca di umanizzare un personaggio che sta depotenziando la costituzione, che ci sta portando sulla via delle guerra e del disastro economico, vuol dire che non ha più consenso. Vuol dire che quella discrasia tra il Paese Reale e quelli che sono i partiti istituzionali non regge più. L’umanizzazione di Draghi vuol dire che è debole, è ora che se ne vada a casa.

3 Minuti con Marco Rizzo