Il risparmio delle famiglie italiane è salito sistematicamente negli anni ’70 fino ai primi anni ’80, fino ad arrivare a circa il 25% del reddito disponibile. Voleva dire che le famiglie risparmiavano circa un quarto del reddito familiare. Ma cosa avviene negli anni ’80? Nel 1981 avviene un fatto storico destinato a cambiare inesorabilmente e per sempre la struttura dei conti pubblici: il divorzio tra il Ministero dell’Economia e Banca d’Italia. In pratica il collegamento dei titoli di Stato italiano avviene non più obbligatoriamente attraverso la Banca d’Italia ma sul libero mercato, con un meccanismo di scarsa convenienza per lo Stato italiano detto di aste marginali. Sta di fatto che dall’anno successivo e per sempre il tasso di risparmio delle famiglie italiane crolla fino ad arrivare a valori prossimi allo zero negli anni correnti.

Nei tanto vituperati anni della liretta, quelli nei quali sempre si racconta l’inflazione a due cifre, ecc…; sì va bene ma andate a vedere quelli che erano i salari reali, cioè depurati dall’inflazione che cresceva. Andate a vedere il risparmio delle famiglie, vero indicatore della ricchezza di un Paese, non il consumo. Ci si può indebitare e consumare lo stesso, cosa che in effetti è successa negli ultimi decenni quando è esploso, non il debito pubblico ma il debito privato delle famiglie italiane. Questo divorzio tra Ministero dell’Economia e Banca d’Italia avvenne tra l’altro con uno scambio di lettere extraparlamentari, quindi a mio parere in modo assolutamente scorretto sotto il profilo istituzionale e nessuno all’epoca sollevò alcuna questione di costituzionalità. Ciò che è assurdo è che anni da 40 anni noi continuiamo a collocare titoli di Stato alle condizioni peggiori per l’emittente, cioè lo Stato, e migliori per i sottoscrittori, cioè il sistema finanziario speculativo internazionale. Di queste cose non parla mai nessuno.

Malvezzi​ Quotidiani, pillole di economia umanistica con Valerio Malvezzi