I sacrifici che noi stiamo facendo da decenni per ridurre il debito pubblico non potranno a nessun livello ridurre il gap tra debito e pagamento degli interessi, in quanto nonostante il surplus che noi accumuliamo, gli interessi continueranno a crescere. Quindi dal punto di vista del dibattito etico – questa è la chiave di lettura di quello che sto dicendo – che senso ha continuare a fare surplus primario tagliando servizi, sanità, istruzione, se quei soldi vanno soltanto a ripagare gli interessi. Appare chiaro ormai, a chi guarda una serie storica, che per il fatto che la spesa per interessi sia sistematicamente superiore al surplus primario per questa via non si possa trovare uscita perché il debito complessivo non può che aumentare.

C’è ormai la sensazione da parte dei commercialisti e degli imprenditori che stiamo vivendo due mondi completamente separati. Da una parte quelli che parlano di spesa pubblica, bilancio dello Stato, anche molti economisti oltre che naturalmente giornalisti e soprattutto politici. E gli altri, quelli che lavorano davvero, quelli che fanno le aziende, quelli che sanno parlare di bilanci e piani industriali. I due mondi ormai non hanno niente a che vedere. Nel secondo mondo imprenditori e commercialisti hanno capito benissimo che lo Stato, inteso come apparato burocratico, sta ragionando di cose folli. E ormai abbiamo capito tutti che il debito pubblico non si può ridurre.

Malvezzi​ Quotidiani, pillole di economia umanistica con Valerio Malvezzi