Il Venerdì Santo è alle porte. Una giornata dedicata alla fede e all’imminente ricorrenza della rinascita di Gesù Cristo, una rappresentazione perciò di pace e unione per tutti i fedeli. Però, a quanto sembra, quest’anno sarà diverso. Di fronte all’imminente festività pasquale, la guerra in atto tra Russia e Ucraina si insinua simbolicamente anche all’interno di luoghi culturali e religiosi. Un Tweet dell’ambasciatore ucraino Andrii Yurash cita infatti ‘preoccupazione’ di fronte alla scelta diffusa pubblicamente dalla Sala Stampa Vaticana di far portare la croce a una famiglia ucraina e una russa durante la Via Crucis, al Colosseo.
“Per qualcuno evidentemente deve diventare un’impossibilità che stiano accanto, il simbolo della nuova guerra fredda, la nuova spaccatura del mondo in blocchi inconciliabili”. Si esprime in tal senso Marco Tarquinio, Direttore de l’Avvenire, rimasto allibito di fronte a questa notizia. Dove ci porterà questo modo di agire? “Abbiamo bisogno di contraddire la logica della guerra, questo non va bene”, continua il Direttore.
Ecco il suo intervento in diretta a Lavori in corso, con Stefano Molinari.
Pierluigi Lantieri
La decisione diffusa dall’ambasciatore ucraino
“Mi sembrerebbe incredibile se accadesse. Il papa ha dato la gestione della via Crucis a un gruppo di famiglie romane ed è una cosa molto bella. Se non dietro la croce di Cristo, dove possono camminare insieme? Credo che questa guerra non la vincerà nessuno. Nel piccolo sembra l’immagine della nuova divisione del mondo che si vuole costruire. Non si è voluto fare passi avanti, la guerra fa solo passi indietro.
Dal punto di vista di un occhio credente e umano quale il mio, possiamo riflettere sul fatto che c’è poco da ridere e che questa guerra è simbolica. Prende in ostaggio quindi anche i simboli: la croce. E’ importante che tutte le chiese europee abbiano detto ‘no’ alla guerra insieme. Qualcuno non ci sta.
Abbiamo bisogno di contraddire la logica della guerra. Due famiglie, che sono Ucraina e Russia, è importante che sappiano stare insieme, semplicemente camminare insieme sul calvario ideale che viene percorso accanto al papa, al Colosseo, è un gesto simbolico. Per qualcuno evidentemente deve diventare un’impossibilità che stiano accanto. Questo è il simbolo della nuova guerra fredda, la nuova spaccatura del mondo in blocchi inconciliabili. Una guerra permanente e senza soluzione, non va bene. Questo sarà nei progetti di Putin ma anche di altri. Le guerre si fanno in due, anche se qualcuno le comincia”.
Gli anticorpi alle propagande di regime
“Se guardiamo la guerra da vicino possiamo vedere soltanto la sofferenza e questa dell’Ucraina la vediamo fortissima e siamo sconvolti. Se la guardiamo da lontano ci sono anche i giochi di potenza e se uno si comincia a far domande come ‘a chi giova questa guerra?’, l’Europa si spacca irrimediabilmente. Da un punto di vista geopolitico certamente non ci guadagna quest’ultima. La Russia che, seppur ha iniziato ne uscirà con le ossa rotte. Lo stesso lo rischia l’Europa: se non è capace di cambiare la sua traiettoria si ritroverà in una condizione di subalternità rispetto a Washington.
Ma stiamo ragionando oppure no? Noi non siamo in guerra con tutto il popolo russo. Ci sono migliaia di persone che in Russia sono state arrestate che non accettano la guerra e lo hanno detto. Degli anticorpi ci sono anche alle propagande di regime. In Russia Putin ha imposto una censura ermetica come in Ucraina, non credo si raccontino sofferenze che ci sono nella parte del Donbass. Chiaro che il grosso della sofferenza è dalla parte degli ucraini ma non possiamo dimenticare che nella guerra non ci sono alla fine degli innocenti e basta. Pensavamo di averlo capito bene in Europa, invece no”.