Poiché oggi è il 25 aprile, un giorno rituale nel quale si celebra un’importante ricorrenza, mi sia consentito svolgere alcune riflessioni filosofiche sul tema. Anzitutto, come ogni anno, voglio ribadire che il 25 aprile dovrebbe essere inteso come un giorno di festa e, insieme, di lutto: di festa, giacché coincide con la fine dello sciagurato nazifascismo; con un giorno di lutto, invece, giacché coincide anche con il cominciamento di una nuova occupazione. Quella della civiltà del dollaro che dal 1945 a oggi non ha smesso di occupare il nostro territorio nazionale con le sue basi militari, facendo dell’Italia una colonia al traino di Washington. La sacrosanta fine del nazifascismo non coincise, come sempre si dice, con la liberazione, bensì con il transito da un’occupazione a un’altra: gli stessi che avrebbero dovuto produrre la liberazione sono quelli che poi hanno rioccupato il Paese.
Sotto questo riguardo non si dimentichi che non vi può essere democrazia in Italia se il territorio è occupato dalle basi statunitensi. Un ateniese del tempo di Pericle si sarebbe messo a ridere se gli si fosse detto che viveva in democrazia con, supponiamo, l’Acropoli occupato da una guarnigione spartana.

Il 25 aprile di quest’anno si caratterizza per ulteriori considerazioni che chiedono di essere svolte intorno alla vicenda dell’Ucraina. Da più parti si è provato a sostenere una sorta di analogia tra la resistenza partigiana italiana e quella degli ucraini al seguito del guitto Zelensky, prodotto in vitro della civiltà del dollaro. Possiamo davvero dire che la resistenza del guitto Zelensky sia equiparabile a quella dei partigiani italiani? Difficile in verità, se si considera che il guitto Zelensky sta combattendo per l’imperialismo Nato e con al fianco i neonazisti del Battaglione Azov. Sotto questo riguardo possiamo ben dire che è del tutto inappropriato ogni richiamo alla resistenza italiana e partigiani per giustificare l’indecoroso operato del guitto Zelensky, che sta facendo di tutto perché la guerra non termini. Egli non si sta battendo per la sovranità e la libertà dell’Ucraina, al contrario sta recitando un copione per compiacere Washington. Ogni accostamento con la gloriosa resistenza dei partigiani italiani è inopportuno, anzi offensivo.


RadioAttività, lampi del pensiero con Diego Fusaro