“Poche mani non sorvegliate da nessun controllo tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne cura”. Antonio Gramsci aveva capito proprio tutto del centennio che avrebbe seguito i suoi anni bui, seppur con questo postulato il celebre intellettuale di riferimento del Partito Socialista Italiano voleva riferirsi più trasversalmente a tutte le epoche.
Un tempo in cui ciò accade in maniera ancor più accentuata è proprio il nostro. Le prove? Innanzitutto in un mondo dove il mercato non ha freni, comanda il denaro. E lo fa anche sulla politica.
Il neoliberismo ha perpetuato il potere sfrenato dei più ricchi del mondo, una ristretta élite composta, secondo l’ultimo report Oxfam del 2020, da 2.153 Paperoni che detengono una ricchezza superiore al patrimonio di 4,6 miliardi di persone. Se la storia “è lotta di classe”, come sostiene Karl Marx, la partita la stanno vincendo alla grande quelli che sono al vertice.

Ma il segreto del successo nella scalata verso il potere non è solo detenere grossi capitali, ma “poter controllare l’erogazione dei soldi”. Poterli stampare, insomma. Una lettura semplice quella di Alessandro Meluzzi, ma che è tutta da smentire in un momento in cui, ad esempio, si trovano soldi per ricostruire il teatro della martoriata Mariupol, nel silenzio delle travi che ancora baciano il terreno di Amatrice.
“Dovete accogliere gli ucraini? Ci sono tutti i soldi che volete. Dovete risparmiare sulle accise? I soldi non ci sono. Dobbiamo investire nelle armi? I soldi ci sono. I soldi ci sono per i vaccini, non ci sono invece per gli italiani…” e così via in un percorso arbitrario le cui logiche sono tutte ancora da capire. O forse no: “Il cassetto ce l’hanno loro, l’unico vero tema su cui si gioca la storia è la sovranità monetaria”.

Parliamone con Alessandro Meluzzi a ‘Un Giorno Speciale’.