Un docente di 33 anni si è dato fuoco davanti alla caserma dei carabinieri di Rende, in provincia di Cosenza. Secondo quanto si apprende lavorava in Lombardia come docente e aveva da poco fatto rientro nella sua abitazione in Calabria. Agli investigatori non risultano episodi pregressi di tipo penale né militanze in gruppi ideologici estremi, l’uomo è arrivato a bordo della sua auto, si è avvicinato all’ingresso della caserma, è sceso con una tanica in mano, si è cosparso di benzina e si è dato fuoco.

L’ipotesi è quella di un gesto estremo che potrebbe essere scaturito da un’eventuale sospensione dalla professione in base alle leggi emanate sull’obbligo vaccinale (o comunque del super green pass), quest’eventualità ha fatto scattare un velo di omertà sull’episodio, soprattutto da parte dei TG nazionali. Sui giornali hanno addirittura scritto che il fatto che il gesto estremo si fosse consumato di fronte ad una caserma dei carabinieri è una pura casualità.
La cosa più avvilente è pensare che un fatto del genere non avrebbe fatto notizia se quel video atroce non fosse diventato virale sui social. Ma è inaccettabile pensare anche che non è il dramma dell’uomo a non essere notiziabile – conosciamo bene la massima giornalistica “a bad news is a good news” – ma quello che non doveva fare notizia, con ogni probabilità, sono le ragioni del gesto, che potrebbero essere (il condizionale è d’obbligo) legate all’innominabile trattamento sanitario reso ormai obbligatorio anche per i giovani, se vogliono continuare ad avere il diritto al lavoro.

Quello che colpisce di questa storia non è soltanto l’indifferenza dei media, ma l’insensibilità mostrata dalla gente. Io davvero non so se sia stato il Covid a renderci tutti più cinici, più cattivi, o se il nuovo modello sociale imposto dall’emergenza sanitaria ha soltanto fatto emergere dei comportamenti latenti delle persone, facendo in pratica calare le maschere che celavano la vera personalità di ognuno di noi per far spazio alle asettiche mascherine.

In giro si percepisce tanta cattiveria. Una cattiveria alimentata anche da chi ci governa: non si vedeva dai tempi della divisione tra ariani e non ariani che un presidente del Consiglio in conferenza stampa mettesse i cittadini gli uni contro gli altri.

Sulla vicenda drammatica del professore ho letto commenti di una bassezza inaudita. Qualcuno si domandava come mai l’uomo fosse arrivato a darsi fuoco rischiando di perdere la vita e avesse poi paura degli effetti di un vaccino (qualora venisse confermato che quello fosse il motivo del suo gesto), gente che non si rende conto di che tipo di violenza psicologica può essere per una persona essere costretta ad un trattamento sanitario di cui ha paura, pena l’esclusione dalla vita sociale e lavorativa.
Chi fa commenti del genere non si rende conto di che tipo di pressioni subisce oggi una persona che ha quel timore: quante discriminazioni, quante offese, quanto livore deve subire. E’ così che nascono i gesti estremi. Nascono quando ti rendi conto di quanto arida sia diventata la società che ti circonda, ed il tuo “non ci sto” vuoi gridarlo al mondo in un modo drammatico dal quale prendiamo le distanze e che non possiamo disincentivare nella maniera più assoluta.

Ma quel gesto in chiave metaforica è la triste rappresentazione di quanto sta avvenendo oggi: brucia una società e i principi su cui è stata fondata, brucia una Costituzione e i diritti in essa sanciti. Il tutto sotto gli occhi indifferenti della gente e i commenti cinici dell’opinione pubblica, anche davanti a quelle forze dell’ordine chiamate troppo spesso di questi tempi a rinnegare il loro giuramento.
Speriamo che l’uomo di Rende si salvi; non so se augurare lo stesso alla società che stiamo costruendo.

La Matrix Europea, la verità dietro i giochi di potere – Con Francesco Amodeo