“Lasciano gli studi universitari per produrre gira arrosti. Abbiamo perso interesse a causa della DAD”. È questo il titolo che troviamo su un post pubblicato sul social network Instagram dal Corriere della Sera. Vi è accanto a questa descrizione scritta, l’immagine di due giovani sorridenti felici dunque della loro scelta, ossia di aver abbandonato gli studi universitari per produrre gira arrosti.

Cos’è accaduto? Che i due giovani hanno perso interesse per l’istruzione a causa della DAD e dunque hanno rinunziato agli studi per dedicarsi ad altre attività. Non deve sfuggire questo percorso che, evidentemente, caratterizza moltissimi nostri giovani al tempo dell’emergenza infinita. Bisognerà pure aprire una riflessione seria su quanto sta accadendo. Si diceva un tempo: ‘vuoi combattere il sistema? Allora studia’. Ed è forse per questo ci permettiamo di suggerire che il sistema (apertamente) fa di tutto per negare ai nostri figli il diritto allo studio. La DAD, acronimo che come sappiamo sta per ‘didattica a distanza’, ne è un tragico esempio.

Ebbene sì, l’ordine dominante si sta con successo adoperando per decapitare simbolicamente i nostri figli, per privarli della loro testa pensante. Per evitare che essi si formino in quei luoghi, la scuola e l’università, che rappresentano nella storia del nostro Occidente, i templi sacri del sapere e della formazione. I luoghi in cui le nostre generazioni passate si sono formate educandosi, scolpendo – direbbe Plotino – la loro statua interiore, divenendo uomini e donne in senso compiuto. Cittadini e cittadine consapevoli della propria storia, civiltà, diritti e tempo storico.

Lo schiavo ideale, lo sappiamo, è quello che non è formato e che dunque può ricevere, di volta in volta, la forma che il padrone vorrà imprimergli. Per questo non è un mistero che il capitalismo già da tempo abbia dichiarato guerra alla formazione, producendo (a mò di conseguenza) una descolarizzazione di massa che procede congiuntamente con l’imbarbarimento della società tutta.

La didattica a distanza per questo motivo, come più volte abbiamo evidenziato, non rappresenta come i più surrettiziamente la intendono ‘la prosecuzione della scuola nel tempo dell’emergenza’. Tutt’al contrario, la didattica a distanza rappresenta la distruzione finale della scuola, grazie a un utilizzo (niente affatto neutro) dell’emergenza, che diventa anche in questo caso una precisa ars regendi che i gruppi dominanti impiegano per ottenere tutta una serie di vantaggi, tra i quali indubbiamente la distruzione della scuola e dell’università.

Ed è anche per questo motivo che bisogna valorizzare più che mai i giovani che stanno resistendo alla barbarie che avanza. Ci sono in tutta Italia gruppi di giovani che lottano contro l’infame tessera verde nelle università, che si battono per poter far continuare la didattica in presenza, contro quella a distanza.

Insomma, bisogna essere consapevoli che non tutto è perduto e che molti giovani ancora sono animati da quell’erotica del sapere, da quel desiderio di formarsi e di studiare che rappresenta la base della maturazione di ogni essere umano. Quanto alla didattica a distanza, giovo a insistervi, essa è qualcosa di abominevole che cancella con un colpo di spugna 2000 anni di formazione culturale in presenza: dall’Agorà di Socrate all’Accademia di Platone, dal Liceo di Aristotele fino alle Università medioevali. Difendere la nostra civiltà oggi è anche, e non secondariamente, difendere la scuola, l’università ossia i tempi del sapere che la barbarie pantoclastie tecnonichilista stanno provando a distruggere, per altro con successo.

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