Il consumismo pensato come modo di soddisfare i grandi mercati americani dopo la crisi da sovrapproduzione della Prima Guerra Mondiale quasi oltre mezzo secolo dopo diventa lo stile di vita italiano. Come stile di importazione, di conquista, non diversamente da quella della Sicilia nel luglio del 1943. Perché ciò avvenga è necessaria tuttavia una standardizzazione non solo dei beni di consumo, ma anche della cultura e di quella popolare in particolare. Il culto del consumo viene sostituito a quello del risparmio e si convince la popolazione che la ricchezza sia consumare, non risparmiare.

Sto dicendo un concetto centrale per capire la differenza tra economia capitalistica e quella umanistica. Nell’economia capitalistica è centrale il consumo. Nell’economia umanistica è centrale il risparmio. Se voi guardate come sono cambiati i telegiornali italiani molto spesso troverete delle informazioni fatte dal telegiornale che dice, ad esempio: “aumenta la fiducia dei cittadini italiani, aumenta la propensione al consumo dei cittadini italiani”. Questo concetto che la ricchezza sia il consumo e il consumismo è molto diverso dal concetto che avevano i nostri padri e i nostri nonni. La ricchezza non è consumare. State attenti alla cultura del debito perché è entrata prepotentemente anche negli Stati e nelle aziende. Questo si chiama negli stati rapporto debito/pil, nella aziende diventa il Der – Debt equity ratio. E questa leva finanziaria è un qualche cosa di mentalità non certo italiana, ma è una mentalità importata dalla mentalità del Paese capitalistico per eccellenza: gli Stati Uniti d’America.

Malvezzi​ Quotidiani, pillole di economia umanistica con Valerio Malvezzi