Una vera e propria lotta di classe verticale è in auge nella società odierna. Il potere decide, domina e dirige le masse popolari e lo fa tramite una serie di provvedimenti creati ad hoc per indebolire le classi dominate. Attraverso lockdown, tessere verdi, e-commerce sempre più diffuso e una globalizzazione senza confini, l’uomo si vede sempre più limitato nei propri spazi e nelle proprie decisioni, a favore di un potere che invece assume sempre più importanza, fino ad arrivare a dirigere le decisioni dei suoi sottoposti.

La dominazione passa anche dal linguaggio. Sempre più, oggi, il mainstream utilizza un linguaggio preciso, spesso anglicizzato, per indicare termini che riguardano appunto la sfera di decisione del potere: e-commerce, green pass, big pharma, lockdown e così via. La soluzione, secondo il filosofo Diego Fusaro, passa innanzitutto dalla riappropriazione delle parole: tessera verde invece che green pass, glebalizzazione invece che globalizzazione, leviatano tecno-sanitario invece di emergenza sanitaria.
A ‘Un Giorno Speciale’, Fusaro ne ha parlato con Nunzia Alessandra Schilirò e Fabio Duranti.

Fusaro: “Ricompattiamoci e lottiamo per i nostri diritti”

Bisogna rispondere a quest’odio di classe che loro hanno dall’alto verso di noi, lottando e battendoci per i nostri diritti fondamentali. Chiaro che la cosiddetta lotta all’odio va a colpire l’unico che sia quello legittimo dei dominanti verso i dominati. È un odio palese di classe dell’alto verso il basso però qualcuno osa replicare chiamando le cose con il loro nome, chiamandolo ‘massacro di classe’, chiamando la ‘globalizzazione’ come un ‘massacro di classe’ gestito dall’alto, chiamando il ‘leviatano tecno-sanitario’ una vera e propria ‘involuzione tecno-sanitaria’, ecco che sta spargendo odio e viene attaccato come odiatore. Ecco non so se è chiaro questo rapporti di forza e bisogna organizzare che dal basso muova verso l’alto.
Ora bisogna invece ricompattare il mondo degli offesi, gli sconfitti della globalizzazione e riorganizzare quella che Sanguineti ben definiva ‘La lotta di classe’, cioè i ceti medi e le classi lavoratrici contro i plutocrati no-border del capitale hi-tech finanziario, Big pharma e così via.

È importante prima di tutto riorganizzare un pensiero che chiami le cose in maniera diversa, per questo io (come ho più volte detto) non lo chiamo Green pass perché fare ciò significa già legittimarlo, lo chiamo ‘infame tessera verde’ perché poi io non la chiamo globalizzazione ma ‘glebalizzazione’, cioè produzione di schiavi dei colossi e-commerce su scala planetaria. Per questo io non lo chiamo ‘libero mercato’ ma ‘neo-cannibalismo contemporaneo’ e così via. Dobbiamo riappropriarci anche delle parole perché se usiamo le loro parole, utilizziamo già di fatto le loro grammatiche e siamo dominati sul piano concettuale cioè subalterni. Dobbiamo invece elaborare una nostra coscienza di classe, una nostra visione delle cose.

La categoria di populismo che è in auge da qualche lustro ormai, serve di fatto a condannare le masse nazionali popolari allorché esse, anziché seguire indesiderata dei gruppi dominanti, perseguono interessi legati ai propri interessi.
Quello che sta avvenendo da due anni è una maestosa riorganizzazione autoritaria, gestita dall’alto grazie a una narrazione emergenziale permanente proprio per spezzare le ossa a questa riorganizzazione delle classi nazionali popolari che stava avvenendo con le giubbe gialle in Francia, con i sovranismi e populismi. Poi ci siamo ritrovati Mario Draghi proprio in questi giorni che viene celebrato come colui che ha distrutto il populismo e il sovranismo (non per caso) e infatti questo sta avvenendo. È la sua ‘mission’”.

“Viviamo nell’epoca del cogito interrotto”

“Viviamo nell’epoca del ‘cogito interrotto’ come dico sempre. Non ti lasciano mai pensare fino in fondo, perché questa è una società di automatismi e riflessi dove tutto funziona e nulla invece si ferma a pensare. Dove tutto viene calcolato e nulla è pensato per cui non ci stupiamo di vivere nel tempo del ‘cogito interrotto’ e anche poi del ‘conceptus interruptus’ perché poi quando parli in tv di interrompono e non finiscono di farti parlare.

Mentre parlava la Dottoressa Schilirò mi veniva in mente l’eroina Antigone che possiamo riassumere come modello della Resistenza oggi, fin dal nome. A un certo punto nella tragedia sofoclea Antigone dice rivolgendosi fieramente a Creonte: ‘Non sono nata per condividere l’odio, ma l’amore’. Questa è la vera battaglia. Un amore unitivo che unisce la Polis in un sentimento di appartenenza ben lontano dall’odio che invece sta dominando ogni latitudine in forme sempre crescenti e soprattutto da parte di quei pedagoghi del nuovo ordine mondiale e di quelle lotte contro tutte quelle discriminazioni, curiosamente, che poi sono i primi abbiam capito che propagano forme di discriminazione a mezzo di tessera verde e non solo ma anche mediante un discorso intessuto di odio e discriminazione. C’è una violenza psicologica che non è meno grave o trascurabile rispetto a quella reale. Non vivevamo prima in una democrazia perfetta, oggi lo siamo ancor meno e si tratta di battersi sempre avendo in mente quella Itaca come idea di democrazia compiuta, da realizzare e a cui avvicinarsi”.

Schilirò: “Partiamo dal linguaggio per combattere l’odio”

“Amo quella parte di polizia che la pensa chiaramente come me ed è bella nutrita e come diceva il grande Pertini io cercherò sempre di fare il possibile perché chi la pensi diversamente da me abbia il potere di esprimere la sua idea, non odio nessuno e amo anche chi la pensa diversamente da me.

Mi è piaciuto il discorso di Fusaro sul linguaggio. Noi dobbiamo partire proprio dal linguaggio, infatti anch’io la chiamo ‘tessera di discriminazione’ o ‘lasciapassare’ che è vero, non dobbiamo dare legittimazione a questo loro strumento di odio. Questo gruppo ‘Venere vincerà’, questa idea di riportare l’energia femminile nel mondo non è un prodotto commerciale, è molto difficile da capire e non è un prodotto per tutti perché cerchiamo di elevare e riportare alla vera conoscenza che cosa loro ci vogliono insegnare? Quello che diceva il Professor Fusaro, la divisione. Se noi portiamo l’energia femminile del mondo non vogliamo in realtà dividere, ma unire. Se la donna riesce a portare le sue peculiarità nel mondo e l’uomo non si sente minacciato, non entra più in competizione perché c’è una donna mascolina che vuole togliergli il lavoro (perché questo sta accadendo oggi) e riportare i ruoli serve a creare unione, quella sinergia di cui si parlava prima. Nella nostra manifestazione non ci saranno solo chiacchiere o parole, noi vogliamo anche cercare (nei limiti della manifestazione di piazza) spiegare anche cosa vorrà fare questo progetto ma soprattutto fare dei simboli, dei riti, ecco perché abbiamo portato tutte le donne a partecipare con una felpa rosa oppure con tutte le sfumature del rosa. Dobbiamo fare un colpo di scena e cambiare la narrazione dominante, come possiamo farlo se non sovvertendo gli schemi precostituiti?