In epoca di Covid ci sono Paesi più discussi di altri, che da inizio emergenza pandemica hanno attirato l’attenzione del resto del mondo solo per aver provato a intraprendere una gestione diversa. È il caso dell‘Inghilterra, subito aggredita da politica e media nazionali e internazionali nel momento in cui il Premier Boris Johnson aveva annunciato la volontà di seguire il motto “business as usual”.

Elogiata in un secondo momento per l’andamento spedito della campagna vaccinale, presa a esempio per dimostrare che solo con i vaccini è possibile riaprire tutto, ora qualcosa sembra andare storto nella narrazione mainstream. Da un po’ di giorni il Regno Unito viene raccontato come in principio di epidemia, sul punto di sprofondare in una tragedia umanitaria. “Costa caro al Regno Unito lo stop alle mascherine e il no al Pass”, titola la Repubblica: sarà davvero così?

Alla prova dei dati non è proprio come si può immaginare. Lo hanno mostrato in diretta il Prof. Alessandro Meluzzi e Fabio Duranti, analizzando i numeri del virus in terra britannica. Ecco l’intervento a Un Giorno Speciale, con Francesco Vergovich.

Duranti: “Andiamo a vedere quanta gente muore realmente”

Vediamo insieme i dati. Perché li vediamo? Perché adesso una delle tante scemenze che viene raccontata nelle televisioni è che in Inghilterra hanno “duecento morti al giorno: costa caro al Regno Unito lo stop alle mascherine e il no al Pass”. Nei giorni scorsi ci hanno veramente fracassato le pal** dicendo che c’erano 50 mila contagi. Adesso siccome qualcuno gli ha detto: guarda che a noi del contagio non frega nulla, ora ci fracassano con i morti”.

“Andiamo a vedere quanta gente muore realmente. L’andamento chiusure/aperture è quello che a noi interessa, ma è lineare. Ora come vengono conteggiati i decessi è una questione che riguarda un’altra discussione. A noi interessa vedere l’andamento della mortalità sulla base delle restrizioni. Prima era tutto chiuso, poi hai aperto. Che è successo? È morta più gente? Ci sono problemi?
E allora vediamo che, in realtà, la linea del Regno Unito è dritta. Non è che oggi ce ne sono più di ieri o del giorno precedente o di quando era ancora aperto. Anzi, nel momento in cui è stato aperto (fine settembre) addirittura c’è stata una discesa”.

Tutti contro le riaperture inglesi, ma il trend dei decessi è rimasto lineare!

Meluzzi: “Finché non romperemo questa narrazione non ci sarà speranza”.

“Che tutto il mondo continui a ruotare intorno a questa minc***ta è soltanto il risultato di una strategia comunicativa, mediatica, geopolitica.
Che noi stiamo qui a conteggiare se di questo coronavirus muoiono 40 vecchietti o 45 fa parte dell’ipnosi.
Quello che differenzia l’Italia dal Regno Unito nella gestione della pandemia non è l’immunologia o la vaccinologia ma è soltanto un problema geopolitico. Draghi e Boris Johnson devono seguire una determinata linea. Il problema è che noi continuiamo ad andare dietro a queste sole. La gente è ipnotizzata da questa cabala infernale. Finché non romperemo questa narrazione non ci sarà speranza”.