L’attuale emergenza pandemica è destinata a concludersi nel breve periodo? Nel quadro geopolitico la partita giocata dall’Italia nell’emergenza sanitaria globale appare solo un riflesso secondario. La questione pandemica definisce nuove catene del potere, dinamiche di dipendenza internazionale sempre più marcate e dai contorni opachi.

La globalizzazione emergenziale evidenzia la subordinazione dell’Italia a forze economiche d’oltreoceano, centri di potere fuori dal controllo delle dinamiche quotidiane. Si definisce sempre più l’ipotesi di una nuova normalità in cui le restrizioni e i meccanismi di controllo sociali applicati per la lotta alla pandemia diverranno strumenti della quotidianità.

L’analisi di Alessandro Meluzzi ai microfoni di Fabio Duranti per “Un giorno speciale”

Questo finirà? Nel lungo periodo, nel grande disegno complessivo, non sappiamo quando finirà. Nessuno potrà sopprimere la libertà dell’uomo. Tra il Satana del controllo e il Dio della libertà, è una partita che non finirà mai, durerà come la storia. La nostra partita a breve vede una prima tappa. L’Italia è una colonia e questa setta potrebbe avere una prima battuta di arresto quando ci saranno le elezioni nel maggio del 2022 negli Stati Uniti. Se Trump riuscisse ad esempio a diventare capo del Congresso, qualcosa potrebbe cambiare. Fino a quando questo gruppo comanderà non c’è nessuno speranza. La Francia è appannaggio dei Rothschild, l’Italia di Goldman Sachs. Sono arrivati al punto che non c’è più il Parlamento, non c’è più il Governo, c’è la cabina di regia, non sappiamo regia di cosa. Non credere che il regista sia l’impresario, è un equivoco. I padroni stanno dall’altra parte dell’oceano. Conviene arrivare vivi ad una promessa di libertà, promessa che non è detta neanche che ci sarà. Lo stato batteriologico dei vaccinati mi spaventa molto. Tossicchiano, starnutiscono. Sono spaventato dal loro stato virologico. Quando ci vorranno portare via senza vaccino, sarà il momento di andare all’estero. Siamo in un futuro campo di concentramento. Ai posteri l’ardua sentenza”