Vorrei provare anche oggi a svolgere ad alta voce insieme a voi alcune considerazioni intorno alla pagina squallida di storia che stiamo vivendo, quella legata all’infame tessera verde.

Lo sappiamo, ci hanno insegnato a chiamare le cose in inglese, il latinorum della globalizzazione mercatista, la lingua dei padroni, che glorifica le cose più esecrabili: dobbiamo smetterla di parlare la lingua dei padroni e tornare a parlare la nostra lingua, è il primo gesto per contestare l’esistente. Occorre ricostruire una grammatica dei dominati in vista della loro emancipazione. Per questo, occorre pensare e parlare altrimenti. Non spending review, ma tagli neoliberali. Non globalisation, ma glebalizzazione. Non austerity, ma austerità repressiva neopadronale. Infine, non green pass, ma infame tessera verde della discriminazione.

La violenza della discriminazione, della sottrazione delle libertà fondamentali è tornata con prepotenza in Europa. Questa volta si nasconde però dietro la faccia a modo, perbene, del progressismo e dietro la retorica della protezione della vita. Quello che stiamo vivendo, il Leviatano Tecnosanitario, è il primo regime protettivo della storia umana.

Ebbene, non deve sfuggire come siamo nel bel mezzo di una svolta autoritaria nel modo capitalistico della produzione. Una svolta autoritaria che serve a far sì che il capitalismo non possa più essere criticato, ma debba essere accettato supinamente. E ciò che definisco golpe globale o con Gramsci rivoluzione passiva, cioè gestita dai gruppi dominanti del blocco oligarchico a proprio beneficio esclusivo.

RadioAttività, lampi del pensiero con Diego Fusaro