Arte e pandemia. Un binomio complesso e difficile. Le limitazioni per l’accesso ai teatri e agli spettacoli dal vivo hanno messo in ginocchio l’intero settore. I teatri, ultimi a riaprire dopo le disposizioni del governo, hanno sofferto significativamente i lockdown e le restrizioni governative. Attori, maestranze tecniche, imprenditori culturali sono stati travolti dalle restrizioni. Arianna Porcelli Safonov, artista e doppiatrice, con pungente ironia si ribella all’ipocrisia del pensiero unico, delle misure restrittive incoerenti e ribadisce la funzione sociale del teatro come luogo del pensiero e del confronto.

Frutto della sua scrittura, i monologhi della Safonov pongono alla berlina il potere e la visione di una scienza dottrinale. “La scienza sta diventando dogmatica” spiega l’attrice “la scienza era fondata su ipotesi differenti e discussione. Qui c’è una situazione per cui o si pensa così o sei fatto così. Siamo diversissimi ed è giusto che tutti la pensino in maniera differente. La differenza è una virtù teologale“. Dibattito, apertura ad idee diverse, questi i cardini del teatro e di una cultura intesa come forma di conversazione tesa all’ascolto dell’altro. Per contrastare l’ignoranza dogmatica Safonov ha deciso di aprire i suoi spettacoli a tutti, senza alcuna restrizione: “Ho creato questa collana indipendente di spettacoli all’aperto per dare modo a tutti coloro che hanno delle idee, non per forza vicine al green pass di poter assistere gli spettacoli, perché dal momento che perdiamo l’accesso alla cultura perdiamo la nostra capacità di scernimento che è fondamentale e ci serve in qualsiasi tipo di emergenza. Con delle escursioni in montagna sono una traduzione delle meditazioni orientali”. La cultura come apertura e confronto, contro ogni forma di pensiero unico.

Le parole ironiche e pungenti di Arianna Porcelli Safonov ai microfoni di Fabio Duranti