Chi sarà il prossimo sindaco di Roma? È la domanda che tutti, tra politici, cronisti e cittadini si sono posti già da tempo con lo sguardo rivolto proprio a questo periodo in cui saremmo stati alle battute conclusive della campagna elettorale. Ma per le vicende che tutti ben conosciamo, anche le votazioni per il Campidoglio, come le altre Amministrative, sono state posticipate per decreto al prossimo autunno.

Risultato? Il dibattito si allunga e la domanda sul prossimo primo cittadino della Capitale resta aperta. A tracciare un quadro di come sarebbe andata se si fosse votato oggi è stato un sondaggio realizzato da Izi per il quotidiano La Repubblica. Secondo il rilevamento sarebbe stato testa a testa tra Virginia Raggi e l’ipotetico candidato del centrodestra Guido Bertolaso. Dietro Gualtieri, Calenda e il resto dei candidati.
Tutto comunque sembra ancora molto incerto, anche perché la carta del centrodestra, che secondo il sondaggio se la giocherebbe con l’attuale sindaca, continua a smentire sempre con più forza la sua candidatura.

Un quadro sugli schieramenti in composizione e evoluzione lo ha tracciato in diretta il giornalista dell’Huffington Post Pietro Salvatori: ecco la sua analisi ai microfoni di Luigia Luciani e Stefano Molinari a Lavori in Corso.

Fronte centrosinistra

“Zingaretti sarebbe stata la candidatura che avrebbe avuto più chance. Che è successo? Zingaretti si voleva candidare, ma per farlo dal 20 giugno in poi (giorno delle primarie) ogni momento era buono per dimettersi dalla Presidenza della Regione Lazio. I 5 Stelle che sono entrati in Giunta si sentivano garantiti solamente da Zingaretti e quindi Conte, che si è parzialmente intestato questa trattativa ha detto: occhio che non riesco a garantire per la tenuta della maggioranza in Regione. E Zingaretti ha dovuto fare un passo indietro. È una candidatura crollata proprio per le difficoltà di Pd e 5 Stelle a mettersi d’accordo. Ora il Pd ha candidato Gualtieri, persona rispettabilissima, estremamente competente, ma ho qualche dubbio su di lui come cavallo di razza da campagna elettorale.

La situazione è molto frammentata, la corsa è molto aperta. Certo è che un candidato forte del centrosinistra, della coalizione PD-5 Stelle avrebbe avuto robuste possibilità.

Il Pd dovrebbe trovare un modo per assorbire la candidatura di Calenda. Che poi la presenza di Calenda drena tantissimi voti a sinistra. Guardando i sondaggi di oggi se sommi Calenda al Pd, sarebbero primi al primo turno. La questione vera per il Pd è se ci sono i margini ancora per trovare un accordo con Calenda. E quindi trasformare la candidatura di Gualtieri e Calenda in un’unica candidatura da un lato e dall’altro. E’ evidente che in quel caso avrebbe molte più chance”.

Fronte centrodestra

“Io vedo che nel centrodestra, che pure è una coalizione storica e consolidata, ci sono grossi problemi. Albertini per Milano e Bertolaso per Roma sono due cavalli di razza, ma di una stagione politica che è quella di 20 anni fa. Quindi c’è un’evidente grossa difficoltà a produrre classe dirigente da parte del centrodestra. È ovvio che se poi Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia si presentano uniti con un candidato credibile possono raccogliere voti in città, almeno per arrivare al ballottaggio.

Parlando del centrodestra, a Roma nessuno vuol far vincere l’altro. Il principale nemico è il tuo alleato. È a lui che contendi i voti, è a lui che contendi la leadership della tua area. E siamo in una situazione in cui a Roma Fratelli d’Italia è molto forte. È ovvio che Salvini non vuole lasciare strada libera a Meloni. Il centrodestra vuole vincere: il problema è che Salvini non vuole che vinca Meloni e Meloni non vuole che vinca Salvini”.

Pierluigi Lantieri