Un prepartita decisamente denso di aspettative, ma soprattutto di dubbi, quello che sta scandendo i nomi dei candidati per le prossime amministrative di due città chiave come Roma e Milano.
Minimo comun denominatore, oltre all’indecisione sul da farsi, sono stati i rifiuti dei grandi nomi: non che i loro successori non siano da reputare tali, ma di certo seconde linee dei vari Bertolaso, Albertini e Zingaretti. Ma dietro il gran rifiuto si celano tante piccole verità, spesso troppo scomode per essere dichiarate ai microfoni dei giornalisti.
Sui panni sporchi delle amministrative abbiamo parlato con il Direttore di Leggo Davide Desario: ecco la sua intervista ai microfoni di Stefano Molinari e Luigia Luciani.

Sia a Roma che a Milano l’unica certezza sembra essere che i sue sindaci uscenti si ricandideranno. Dopodiché, Calenda si è subito dichiarato disponibile, secondo me avrebbe voluto essere appoggiato dal centrosinistra ma evidentemente non era corrisposto, quindi corre da solo; il centrosinistra a mio parere ha faticato non poco e ha scelto comunque una persona di rilievo, perché Roberto Gualtieri è stato al Governo, ha lavorato molto in l’Europa, però la sua candidatura è arrivata forse non nel migliore dei modi.

Poi c’è l’impasse del centrodestra, un impasse importante e a mio parere in parte grave, perché non si può arrivare dopo 5 anni di consiliatura a Roma senza aver costruito un percorso per presentare un candidato.

Lega e Fratelli d’Italia sono ormai due anime molto vicine in termini di elettori, quindi è evidente che questo pesa. Diciamoci la verità, lo abbiamo visto nelle passate amministrative in giro per l’Italia: quando un candidato viene portato da una delle due coalizioni, non sempre l’altra lo aiuta fino in fondo. La persona che viene indicata quindi ha anche un po’ timore di trovarsi in una condizione non positiva, perché se mi candido con Fratelli d’Italia e la Lega mi lascia per strada, io faccio anche una brutta figura, non ho una squadra coesa dietro. Questo è anche il motivo per cui molti rappresentanti si sono chiamati fuori.
I grandi nomi scendono in campo se hanno una squadra definita che concorda su di loro
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