Traballa il posto al vertice del ministero della Salute. Il quarantaduenne lucano, esponente della sinistra e segretario di Articolo Uno, Roberto Speranza rischia di lasciare il ruolo che ricopre dalla fine dell’estate del 2019. Una poltrona che mai avrebbe potuto immaginare, nel giorno della sua accettazione o magari durante il suo giuramento, che si sarebbe rivelata così strategico nei giorni di un’emergenza epidemiologica.

Un’epidemia che Speranza ha sempre interpretato in maniera “rigorista”, rappresentando quell’ala del Governo (precedente e attuale) più propensa alle chiusure. Una gestione che tante critiche gli ha portato, anche da chi oggi siede al suo fianco in Consiglio dei Ministri. Si leva il coro di voci che lo vorrebbero estromettere dal suo ruolo di ministro della Salute. E che già in passato avevano fatto fatica ad accettare la sua riconferma.

Insomma, il destino di Speranza sembra appeso a un filo: come finirà? Questa la domanda che Luigia Luciani e Stefano Molinari hanno rivolto a Francesco Storace, vicedirettore vicario del quotidiano Il Tempo e che con Speranza condivide il posto alla guida del ministero, che il giornalista ha ricoperto tra il 2005 e il 2006.

Questa l’intervista a Francesco Storace a Lavori in Corso.

“Speranza rischia il posto? Diciamo che sono in buona compagnia, sono in molti che lo dicono. Io non è che sono iscritto al partito di quelli che non lo possono vedere. Io non ho pregiudizi, ho giudizi sul lavoro svolto.

Nei giorni dell’inizio della pandemia ricevetti da lui una telefonata assolutamente garbata, cortese. C’era un ministro che probabilmente ci teneva ad ascoltare. Poi è finito tutto, ha cominciato a negare ai governatori del Nord la chiusura delle scuole, si è messo in testa che bloccando gli aerei della Cina i cinesi non arrivassero, poi la sinistra si è inventato il razzismo in Italia, abbraccia un cinese e Milano riparte con Zingaretti che si va a beccare il coronavirus. Insomma, ne hanno fatte di ogni.

Si è detto di tutto, soprattutto da parte di chi aveva in mano i dati scientifici. Non dimentichiamo mai questo: il Governo agiva avendo come consulente quel Comitato tecnico scientifico megagalattico, i quali dati non erano a disposizione delle opposizioni. Il Governo sapeva quello che stava succedendo ad Alzano e Nembro, eppure ha aspettato.

Ora ci vengono a dire che Speranza è popolare, ma bisogna essere competenti, capaci. Ha trovato il tempo per scrivere un libro, che poi è stato precipitosamente ritirato, sulla vittoria sulla pandemia. E l’Oms lo ha sbugiardato, salvo poi dover correre ai ripari ritirando un report che era stato già pubblicato sul sito dell’Organizzazione mondiale della sanità molto critico sulla gestione della pandemia in Italia. Ora c’è l’inchiesta della Procura di Bergamo, ci sono queste telefonate opache, ambigue tra Ranieri Guerra, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità e il Capo di gabinetto di Speranza. Ma Draghi glielo chiederà prima o poi dove si arriverà? Io mi sono dimesso per molto meno dal ministero della Salute.

Che lui non senta il dovere di andarsene, quando tutto stava crollando… Pure sui vaccini non sono andato io a gestire la trattativa in Europa.

Poi il tema della permanenza di Speranza, sapete perché lo pongo con molta forza? Perché lo vedo esternare mediaticamente con tutti gli amici suoi. Ma un ministro si può permettere di non rispondere anche ai giornali che gli fanno domande scomode? Io credo che un ministro debba essere a disposizione di tutti i giornalisti, non solo dei suoi amici. È una cosa incredibile.

Speranza, se non si rende conto dei casini che ha combinato è un problema grave per l’Italia. Non è una cosa leggera quella che è successa in questo Paese. È successo di tutto.

Quante probabilità ha di rimanere al suo posto? Ho la Speranza che non ci rimanga”.