Compare in questi giorni un articolo degno di essere commentato su Open, il rotocalco turbomondialista diretto da Enrico Mentana. Questo è il titolo: “Scontro in tv tra Galli e Bonaccini, il primario perde la pazienza: Io nervoso? Si vergogni. Hanno riaperto per scelta politica”.

Lasciamo da parte per un istante il patetico siparietto dello scontro tra i due titani. Concentriamoci soltanto sulla rivelativa asserzione dell’infettivologo meneghino dalla postura sempre arcigna, Massimo Galli: “hanno riaperto per scelta politica”. Sì, avete capito bene. Il non detto di Galli è che ormai la politica dovrebbe semplicemente certificare e tradurre in norme conseguenti il verbo sacralizzato della tecnoscienza e del Vangelo virologico. Insomma la politica dovrebbe semplicemente eseguire ciò che dice la medicina, almeno in questa fase si intende. Ma se l’emergenza epidemiologica diventa la nuova normalità è lecito supporre allora che il potere dei medici diventi esso stesso stabile e nuova normalità.

Se la società tutta cessa di essere lo spazio delle individualità portatrici di diritti e di doveri e si muta in una clinica di malati asintomatici, ne discende una conseguenza di massimo rilievo; intanto gli individui in quanto malati asintomatici devono dipendere dagli obblighi imposti autoritariamente dai medici e poi ne segue che non esiste più la politica democratica parlamentare; esiste solo, ormai, la iatrocrazia, il potere strutturalmente non democratico del medico rispetto al paziente, ossia rispetto alla società complessivamente intesa. Si tratta del più potente esproprio della sovranità popolare, e dunque della democrazia, che sia stato compiuto negli ultimi decenni. Un esproprio forse ancor più potente rispetto allo strapotere degli economisti a cui eravamo abituati nell’evo precovid.

A decidere non deve essere il popolo nel suo complesso, considerato in quanto tale rozzo e incompetente: devono, invece, decidere gli esperti, i tecnici, i medici. “Tutto il potere ai tecnici”, lo slogan preferito del neoliberismo, si declina ora nell’asserto “tutto il potere ai medici”. Ciò implica anche un esproprio del potere dei politici, che divengono semplici esecutori delle imposizioni della tribù medica degli esperti. Ed è anche in questa cornice di senso che si comprende la altrimenti sfingica affermazione di Galli rivolta contro Bonaccini.

In sintesi, non vi è più una comunità democratica che, secondo le forme previste della Costituzione, decide sovranamente e collegialmente di sé e del proprio destino, alla maniera parlamentare classica. Vi sono invece comitati tecnici e task forces che, senza mai essere passate da regolari elezioni, decidono dall’alto, in nome di presunte competenze di cui le masse nazionali popolari sarebbero intrinsecamente prive.

RadioAttività, lampi del pensiero con Diego Fusaro