Stanotte ho avuto un sogno molto agitato; forse un incubo; che mi ha costretto a girarmi e rigirarmi nel letto e poi a svegliarmi con tachicardia e sudore freddo. A quel punto, mi sarebbe piaciuto poter svegliare il mio amico Sigmund dal suo sogno eterno, raccontargli il mio travaglio onirico e farmi spiegare poi, quale significato, il mio inconscio, aveva trasmesso alla mia coscienza.

“Unguento, unguento
Portami al Noce di Benevento
Supra acqua et supra vento
Et supre ad omne malo tempo.”

Sentivo ripetere a nenia funebre e angosciante a tre esseri che cantavano e danzavano sfrenata-mente intorno a un caprone. Chiesi a uno di loro:
“Che cos’è questo canto?”
“E’ una formula magica” mi rispose “che noi streghe recitiamo prima di prender il volo e recarci al Sabba”.
“Ah! Perché voi siete ‘streghe’?” domandai sorpreso.
“Sì. Noi siamo streghe” mi spiegò altera.
“Forse siete ‘streghi?” insistetti. “Avete facce da maschi!” insinuai.
“Noi streghe, non abbiamo genere, né identità sessuale.” aggiunse indignata la canterina-ballerina.
“Eppure i vostri visi mi sembrano virili.” azzardai sfacciata-mente e “adesso che li guardo meglio, mi sembrano finanche lineamenti conosciuti.” – conclusi.
“Taci o ti facciamo portar via da Lucifero!” mi gridò con voce possente quella canterina-ballerina che sembrava ‘a capa! Io continuai a guardarle. Ma in fondo in fondo non mi sembravano tanto brutti come ‘streghi’ (sic!).
“Noi siamo Matteuccia da Todi, Bellezza Orsini e Marianna da San Sisto.”.
– “Non so se voi siete storia, o leggenda, o superstizione, o semplice fantasia del mio cervello malato; non so se mi avete dato qualche vostra pozione magica, allucinogena, ma a me sembrate Don Oreste Vigorito, Pasquale Foggia e la più carina Pippo Inzaghi?”.

Le tre streghe si guardarono col viso contratto, e contrito più del solito, e all’unisono mi risposero:
“Bene! Ci hai scoperti!”
“Come faccio a non scoprirvi, a non conoscervi. Io dipingo. Ogni lineamento vostro è nella mia memoria. Indelebile oramai”. “Ma che state facendo travestiti così?” domandai curioso. “Carnevale è già passato!”.
“Stiamo eseguendo dei rituali antichi e potentissimi per restare in serie A. Siamo stati un po’ sfortunati finora. E un po’ di sano intervento delle streghe di Benevento, ci aiuterà certamente a vincere le partite restanti da qui alla fine”. “Bella idea Presidente!”.
“Sì, sì!” annuirono con la testa La strega Pasquale e la strega Filippo Pippo.
“Presidente, lei che è una strega speciale… mi scusi… lei che è uno stregone speciale” dissi eccitato “che ha incantato tutti noi tifosi almeno da tre anni in qua, mi permette di dirgli una cosa?”.
“Certo, parla e taci!” “Come parla e taci?” “O parlo o taccio?”.
“Parla, parla, parla” dissero tutti e tre uno dopo l’altro.

Non me lo feci ripetere due volte! Approfittai e parlai:
“Abbiamo questo bell’esempio delle streghe di Benevento, che erano incontrollabili, coraggiose, oserei dire anche eroiche, mai dome, perché non ci sforziamo di somigliare a loro? Perché non andiamo sempre all’attacco? Perché retrocediamo e ci mettiamo davanti alla nostra area grande a difendere la porta, simbologica-mente vagina materna? Prima o poi qualche stronzo privo di pudore e di senso di colpa incestuoso lo troviamo, e ci sfonda… la rete! E tu, strega-Pippo, quando giocavi eri sempre all’attacco. Sempre in azioni di sfondamento! Non ti fermava nessuno! E tu Pasquale Ciccio? Non ti ho visto mai mollare di un millimetro, davanti allo stretto! Che vi accade, compari miei, amati stregoni miei? Avete perso i diverticoli? Siete diventati pure voi ‘fluidi’? Io sono certo di no! Per questo insisto! Attacchiamo! Mettiamo i migliori giocatori in campo! Quelli assetati di vittorie! Quelli che hanno dignità! Quelli che hanno garra! Quelli che lasciano anima e cuore sul terreno di gioco! Voi, streghe-stregoni speciali, conoscete quanto me la vita! Stregoni, rima con …oni… Evitiamo che ci cantino qualche canzone con la rima conseguente e facile da intuire. Mettiamo gli …oni sul campo!”.

Le tre streghe-stregoni si guardarono mute, poi riguardarono me e in coro mi dissero: “Ma vaffanculo!”. A quel punto mi svegliai col cuore in gola. Ma felice di essermi sfogato!

Mimmo Politanò