Oggi rossi, domani arancioni, dopodomani chissà. Ormai siamo pienamente entrati nell’ottica delle chiusure a zone, del coprifuoco, delle attività (dove sono aperte) che chiudono alle 18.00, e di tutta una serie di regole che sembrano più dogmi, che provvedimenti sanitari. Come ammesso più volte, tra l’altro, da alcuni esponenti della virologia italiana.
Da ricordare ad esempio l’ammissione a novembre da parte della Dott.sa Viola: “Il coprifuoco non ha una ragione scientifica, ma serve a ricordarci che dobbiamo fare delle rinunce, che il superfluo va tagliato, che la nostra vita dovrà limitarsi all’essenziale: lavoro, scuola, relazioni affettive strette“.

Ma alla luce delle ultime rivelazioni scientifiche sulle statistiche utilizzate dal Governo, come i contagi, che dopo un servizio delle Iene sembrerebbero essere molti meno di quanti ne sono riportati giornalmente (addirittura due terzi in meno) e dell’assenza di ragioni epistemologiche dietro le restrizioni che costringono milioni di persone ad astenersi persino dall’attività lavorativa; nulla sembra cambiare dal punto di vista dei media.
Anzi, per Pasqua e Pasquetta sono circolati numerosi vademecum da parte della stampa mainstream su “ciò che si può e ciò che non si può fare“.

Lunghe liste accompagnate da disegnini a prova di scarso quoziente intellettivo, incorniciano intere pagine con ciò che ci è concesso fare, con quali attività siano non essenziali in zona rossa, con lunghi excursus sull’inevitabilità della mascherina – perfino da soli e a due passi da casa – e su quali locali sia possibile frequentare, dacché sembra che in questi ultimi le misure di contenimento possano applicarsi senza richiedere il sacrificio di chiudere la saracinesca.
Un vademecum che non è andato giù a Fabio Duranti, che così ha commentato insieme a Enrico Michetti a ‘Un Giorno Speciale’.