La certezza è che da lunedì, 26 aprile, tornano a riaffacciarsi le zone gialle lungo lo Stivale. Un migliore contesto dal punto di vista epidemiologico che permetterà ad alcune attività di tornare ad alzare la saracinesca e battere cassa.

Ma nonostante all’entrata in vigore del decreto riaperture manchino ormai un paio di giorni, non è ancora chiaro ai gestori di bar e ristoranti, insieme ai loro clienti, con quali modalità avverrà tutto ciò. Numerose sono le condizionalità legate allo svolgimento all’aperto dell’attività, all’orario di lavoro permesso, al servizio al banco offerto e all’asporto concesso.

Dubbi che ha chiarito in diretta, ospite di Luigia Luciani e Stefano Molinari, il presidente di Fipe Confcommercio Roma Sergio Paolantoni. Queste le sue parole pronunciate in diretta a “Lavori in corso”.

“Ci sono due cose fondamentali. Intanto all’articolo 1 dice che vengono richiamate tutte le normative che erano nella zona gialla del precedente decreto regionale. Tranne quelle che sono modificate. All’articolo 5, quando si parla di servizi di ristorazione dice: i servizi di ristorazione con consumo al tavolo si possono svolgere solo all’aperto, anche a cena. Quindi, partendo dal presupposto che tutto ciò che non è vietato è permesso, io penso che il servizio al banco del bar sia possibile effettuarlo da lunedì mattina. Fino alle 18. Perché poi dalle 18 si può fare asporto per quelle attività che lo possono fare. Diciamo che i servizi di ristorazione, tra cui sono compresi anche i bar, possono continuare le attività se hanno i tavoli all’aperto.

Io penso che ci sia da riconquistare: la fiducia nei clienti e la sicurezza di poterci muovere in tranquillità.

Noi come Fipe stiamo aprendo un tavolo importante con il Comune di Roma per cercare di fare delle isole pedonali temporanee, per un periodo tale che magari anche gli esercizi che non hanno la possibilità di avere i tavoli all’esterno possono avere dei tavoli di uso comune.

Noi crediamo di non essere il problema della pandemia, della crescita o decrescita dei dati. Noi siamo degli esercizi dove il controllo sanitario è alla base della nostra attività. Le nostre sono attività sicure, abbiamo dei protocolli di sicurezza ferrei.
Il problema delle nostre attività rispetto alla sicurezza non è mai stato provato scientificamente. Altro discorso, invece, sono gli assembramenti. Allora, se i locali sono chiusi e i ragazzi vanno in giro quello è assembramento incontrollato”.