Il cittadino, bombardato quotidianamente da giornali e telegiornali di regime, che trasmettono solo la verità pagana degli dei Mercato e della dea Speculazione, è ormai privo di ogni capacità critica. Segue pedissequamente la vulgata giornalistica, senza pensare a quale sia la priorità di tali testate solitamente rinvenibili nelle grandi corporate finanziarie. Per non parlare dei social, ormai appannaggio di oligopolio di potere internazionale. 

Il nostro modo di pensare è molto legato all’ambiente nel quale viviamo, alle persone con cui ci confrontiamo e alle informazioni che riceviamo.
Quanto il nostro modo di pensare è libero? Questa è la domanda che mi pongo oggi. E in materia economica io vedo tanti ragazzi che, in buona fede – come me quando avevo la loro età – ancora continuano a credere ai dogmi raccontati dai loro professori in università.
Per esempio: “il mercato si regola da sé“, “abbiamo vissuto al di sopra dei nostri mezzi“, “il debito pubblico è troppo elevato“, “l’Italia era sprecona“, “durante la lira noi facevamo l’inflazione a due cifre“, e via continuando così. Con una narrazione che serve a far dimenticare ai più giovani, che non l’hanno vissuta, la realtà di una storia nella quale però era normale, alla fine dell’università, trovare un posto di lavoro. Era una cosa facilissima: nel giro di pochi mesi tutti i neolaureati trovavano un lavoro, o almeno il 98%. 

Oggi siete ancora convinti, voi che avete fiducia in questo sistema neoliberista, che le vostre condizioni di accesso al mercato del lavoro siano quelle di 30-40 anni fa. Io qualche dubbio ce l’ho.  
Il cittadino, bombardato da tutti gli organi di informazione neoliberisti, non ha più capacità critica e quindi ripete come un pappagallo quello che tutti i giornali e le televisioni gli raccontano. 

Per non parlare dei social. Non ci si rende conto che tutti i giornali e le televisioni sono di proprietà prevalentemente di fondi speculativi e che i social, in larga parte, sono l’evoluzione del XXI secolo di quello che nel XX secolo erano altri organi di informazione più tradizionali, per esempio il giornale. 
Quello che vi voglio dire con questa rubrica è che non ho la verità in tasca, ma vi invito ad andarla a ricercare.

Malvezzi​​ Quotidiani, pillole di economia umanistica con Valerio Malvezzi