“La pandemia non è stata un cigno nero, siamo stati noi a farci cogliere impreparati”: con queste parole esordisce il Deputato di Fratelli d’Italia Galeazzo Bignami ai nostri microfoni. Da mesi ormai l’Onorevole porta avanti una battaglia affinché chi di dovere si assuma le proprie responsabilità su quanto non è stato fatto al sorgere della pandemia.
La questione riguarda il piano pandemico: cosa è successo davvero a gennaio 2020, per lungo tempo è stato un mistero. Ora però su quei fatti si inizia a fare un po’ di luce.
Un piano pandemico c’era, spiega Bignami, e sebbene non fosse aggiornato (cosa per cui qualcuno dovrà rispondere) avrebbe potuto garantire al nostro paese un vantaggio sufficiente sul diffondersi del virus tale da salvare migliaia di vite. Il Governo però non lo ha attivato e quei 15 giorni serviti al Ministero per mettere in piedi un gruppo di studio che indicasse come affrontare l’emergenza in corso hanno cambiato per sempre la storia dell’Italia.
A ‘Un giorno speciale’ l’Onorevole Bignami ha raccontato ogni dettaglio di quanto ha scoperto dall’analisi dei verbali della primissima task force del Governo e dei successivi verbali del CTS. Sentite cosa ha detto a Fabio Duranti e Francesco Vergovich in questa intervista.
“Io ho chiesto a Speranza: quali garanzie abbiamo che non si sia attivato il piano pandemico perché sapevate che era scaduto e se si fosse attivato sarebbe emerso che qualcuno che doveva aggiornarlo non lo aveva fatto?
Le conseguenze sono devastanti: loro a metà febbraio in 15 giorni hanno fatto un gruppo di studio. Ma qual è il problema? Che in quei 15 giorni cambia il mondo. Paziente 1, zone rosse, scuole chiuse, lockdown. Quei 15 giorni cambiano la storia d’Italia. Se avessimo avuto il piano pandemico quei 15 giorni li avremmo affrontati diversamente.
Il mio dubbio è che si sapesse che ci fosse un piano pandemico scaduto e non si è voluto citare perché se fosse emersa la verità qualcuno ne avrebbe dovuto rispondere. La riprova è il fatto che appena esce la notizia che il piano non era aggiornato, nel giro di 48 ore viene rimosso. Le responsabilità sono molto gravi.
Noi sosteniamo che il piano pandemico del 2006 anche se scaduto bisognava attivarlo, perché aveva gli strumenti per metterci in sicurezza. Funziona come il piano antincendio: non spegne il fuoco, ma ti fa guadagnare tempo. Aver perso quei 15 giorni ha fatto divampare l’incendio.
Il piano pandemico chiede solo una cosa: essere aggiornato ogni 3 anni. Facciamo nomi e cognomi: chi doveva farlo? Beatrice Lorenzin, Giulia Grillo e Roberto Speranza e tutti i loro direttori generali. Non l’hanno fatto noi auspichiamo che qualcuno gliene chieda conto.
Noi abbiamo chiesto il piano che Andrea Urbani, direttore generale, ha affermato di avere a gennaio. Ci hanno prodotto un piano aggiornato a febbraio. Come può un piano che tu mi dici essere di gennaio essere aggiornato a febbraio? E poi hanno fatto appello!
La realtà è che loro non vogliono far sapere la verità agli italiani. Perché in quel documento la realtà è che a gennaio loro sapevano, non lo hanno voluto dire.
Nessuno dice che non ci sarebbero state vittime. Ma lo hanno detto il Generale Lunelli e anche Miozzo: l’assenza del piano ha comportato la perdita di migliaia di vite che potevamo salvare. Il ministro dovrebbe dire ‘Mi dimetto’. In una nazione civile non gli si dava neanche la dignità delle dimissioni”.