Vi leggo un articolo tratto dal sito Money.it: “A dicembre il prezzo del cibo ha raggiunto il picco degli ultimi sei anni. Un trend allarmante secondo la Fao. L’indicatore della Fao che misura l’oscillazione del prezzo dei prodotti alimentari ha registrato un incremento del 18% dallo scorso maggio ad oggi”. Grazie al covid, qualcuno ipotizza. E vengono poste delle domande da parte degli economisti della Fao che mi fanno sorridere. Tipo le condizioni meteo? Il protezionismo? La domanda della Cina?

Ecco, se il prezzo della soia o del mais va ai massimi dal 2015 e quindi se durante il periodo della pandemia i prezzi dei generi alimentari vanno al massimo, non sarà magari che quello che avevo scritto nel mio romanzo futura avesse immaginato quello che poteva succedere.

Vi dico solo due considerazioni, che vengono fatte anche nell’articolo. Quando aumentano i prezzi dei generi alimentari, chi ne paga? Ne pagano le conseguenze soprattutto i più poveri. E chi sono i più poveri durante le pandemie? Le persone che perdono il lavoro, i piccoli imprenditori, i lavoratori indipendenti licenziati perché hanno chiuso le piccole imprese e lo Stato italiano non ha dato che piccole elemosine, assolutamente insufficienti a salvare queste aziende. E’ stata una scelta politica. In tutto questo il Governo Draghi prosegue con la linea di andare sui Recovery Funds, quindi fondi della Next Generation, per andare a fare la transizione digitale e la transizione ambientale decise da Bruxelles.

Scusate, ma non era meglio investire in agricoltura?

Malvezzi​ Quotidiani, pillole di economia umanistica con Valerio Malvezzi