Ci sono un’italiano e un tedesco. Il primo a causa dell’emergenza economica provocata dal Covid prende l’8% del fatturato perso nell’arco di sette mesi. Il secondo ha diritto subito al 100% del differenziale tra incassi e spese per “calamità naturali”. Una barzelletta firmata Unione Europea, che farebbe ridere se non facesse piangere più di 100mila aziende nostrane sull’orlo del lastrico.
C’è poco da ridere, anche con un Draghi al Governo, visto che continuano le restrizioni e l’alternarsi delle varie colorazioni delle regioni italiane: cambiano i colori e cambia anche la pesantezza del portafoglio degli imprenditori, ormai inesorabilmente più leggero da un anno, ma che rifiaterebbe, se solo non si tornasse ai lockdown a singhiozzo dall’oggi al domani.

Perché il virus può uccidere lo 0,6% degli infetti, ma l’emergenza economica rischia di uccidere un intero comparto che, ricordiamolo, crea la ricchezza e l’eccellenza italiana con cui da decenni (o forse da secoli) ci andiamo vantando in giro per il mondo.
Un discorso che sembra non toccare le istruzioni, tantomeno quelle sovranazionali, che anzi sembrano voler continuare con questo sistema che non permette alle imprese (italiane) di rifiatare.

I numeri sono chiari, li hanno analizzati in diretta con noi il Professor Valerio Malvezzi e il Dottor Roberto Forte.
Ecco l’intervista da Francesco Vergovich e Fabio Duranti.

In tutti i giornali e quotidiani economici si parla sempre di un 40% di imposte pagate allo Stato sull’utile netto. Qui in realtà c’è un errore di calcolo importante: è stato fatto uno studio su 93 casi (piccole imprese) e il dato che vi do parla del 50,60%-50,70% di prelievo fiscale vero. Sull’utile netto, cioè sul differenziale tra ricavi e costi, viene di fatto lasciato allo Stato italiano oltre il 50% di quello che guadagna il piccolo imprenditore.
Più della metà dell’utile netto non è quindi spendibile, cioè non rimane nelle tasche dei piccoli imprenditori.

Ora, da questo lager finanziario che si chiama Europa io voglio uscire. Sai perché? Perché la Germania ha preso circa la metà degli aiuti di Stato, e allora cosa ha fatto? Ha applicato il 107 2b che riguarda gli “eventi eccezionali o calamità naturali” invece che il 107 3b che sarebbe un grave turbamento dell’economia, quindi noi abbiamo ottenuto l’8% circa del fatturato dai ristori, mentre l’impresa tedesca ha avuto diritto al 100% a fondo perduto dei danni subiti, o in alternativa al 75% di differenziale tra novembre 2019 e novembre 2020.
Voi mi spiegate che cosa ca**o ci stiamo a fare in un’Unione Europea in cui la Germania può fare quella roba lì e l’Italia può far quest’altra roba qui?
Dovremo mangiare i crauti e i würstel in futuro, viste le imprese italiane che chiudono e le imprese tedesche che rimangono aperte.

Attenzione che Visco ha detto pochi giorni fa che “l’euro può durare se noi facciamo un’unione fiscale”. A me va benissimo, sarebbe una figata pazzesca. Perché a quel puto noi non paghiamo più le tasse allo Stato italiano ma ad uno Stato europeo. Dopodiché però a quel punto tutti pagano allo stesso livello, allora noi avremo il 75% di differenziale dl fatturato o il 100% dei danni subiti. Peccato che questa roba qui sia vietata dai trattati europei.

Gli “esempi pratici” di Roberto Forte

Per quanto riguarda uno dei settori più colpiti, cioè la ristorazione, ho avuto il caso di un mio cliente che ha avuto un calo del fatturato nel 2020 di 456mila euro rispetto al 2019. E’ un ristorante che ha perso più di metà del fatturato rispetto all’anno precedente.
Sapete quanti ristori ha ricevuto dallo Stato? Ha ricevuto una cifra pari a 38mila euro, ossia poco più dell’8% del fatturato perso. Inoltre – molto importante – non li ha presi neanche tutti subito: una parte li ha presi a luglio, una parte a novembre e l’ultima tranche a gennaio 2021, a quasi un anno dall’inizio della pandemia.
Se in Italia fossero in vigore le leggi tedesche, un’impresa italiana avrebbe preso dallo Stato circa 300mila euro
“.