La premessa è che non si è trattato di un qualcosa di scandaloso, anche perché in questa rubrica ci piace cogliere soprattutto le sfumature, più che gli aspetti evidenti. Diciamo che è stato fastidioso, questo sì.
La precisazione, al tempo stesso, è che non ci scandalizziamo forse soprattutto perché il nostro punto di vista risente del fatto che ci troviamo a scrivere da latitudini italiche; perché non siamo certi che determinati aggettivi sarebbero eccessivi se fossimo in Inghilterra, o in Germania. Oppure semplicemente in Europa, intesa come Champions League, dove uno come Suarez si è beccato l’ammonizione semplicemente per essere andato a sbirciare il monitor del VAR durante Lokomotiv Mosca – Atletico Madrid. Luis Suarez, non un nome qualsiasi. Per un gesto certamente improprio, ma non eccessivamente confidenziale e irrispettoso come quello di andare dall’arbitro mettendo in dubbio con fare irridente il funzionamento del congegno che aveva al polso.

Orsato dunque ride e appare persino sinceramente divertito nel momento in cui Cristiano Ronaldo mette in scena quello che un piccolo esercito di commentatori si è sbrigato a definire “siparietto”. Quindi con una connotazione simpatica, gradevole, quasi amabile come certi vinelli portoghesi.

Certe definizioni le condivideremmo se potessimo dirci certi del fatto che la stessa ostentazione di buonumore e divertimento l’avremmo ottenuta da Orsato anche se con lo stesso atteggiamento gli avessero afferrato il polso Mandragora, Boga, Joao Pedro, Lozano e via dicendo. Possiamo, invece, dirci quasi certi del contrario, perché di Orsato ricordiamo pose inflessibili, spesso con punte di autoritarismo, per atteggiamenti molto meno rilevanti. Paradossalmente, lo dimostra il fatto che nella medesima partita, al minuto 62, ammonisce lo stesso Ronaldo per delle “normali” proteste, di certo molto meno imbarazzanti dell’episodio che stiamo stigmatizzando.

Ossequio e accondiscendenza verso chi è più potente, blasonato, prestigioso: verso chi se lo può permettere, in poche parole. E, sconfinando in un discorso quasi sociologico, se lo potrà permettere finché comunicherà all’interlocutore, fosse anche un giudice di qualsiasi tipo, la sensazione di poterselo permettere; di darlo per scontato al punto tale da trasmettere alla controparte questa franchigia comportamentale.

Certamente siamo partiti da un semplice episodio di campo, anche se non un “siparietto”; altrettanto certamente siamo approdati in un ambito molto più ampio. Ma siccome viviamo tutti in Italia, non c’è nemmeno bisogno di spiegarlo.

Paolo Marcacci