Emergenza sanitaria, economica e governativa del nostro paese sono legate da un nodo indissolubile ormai. Il Prodotto Interno Lordo dell’Italia, secondo alcuni dati Istat, è crollato dell’8.9% nel 2020 e la ripresa fragile del terzo trimestre (nei periodi di riapertura) è stata spazzata via dagli ultimi tre mesi dell’anno con una flessione del 2%: la peggiore in Europa tra le grandi economie.

E’ questa panoramica che ha spinto il Presidente Mattarella a rivolgersi a Mario Draghi per la formazione di un nuovo Governo? Il motto “Whatever it takes” varrà anche stavolta?

Ne abbiamo parlato con Pietro Paganini, Professore Aggiunto in Business Administration presso la Fox School of Business della Temple University di Philadelphia. Il professore ha fatto un’analisi dettagliata dei probabili scenari economici e politici che il nostro paese sarà costretto ad affrontare. Ecco l’intervista a “Lavori in corso”.

“Per alcuni ruoli Draghi è la persona migliore, per il ruolo di Primo Ministro lo scopriremo se e come riuscirà a formare un Governo. Sicuramente non è una situazione facile da affrontare sia per i problemi del paese sia per le complessità sociali, culturali e politiche.

Mattarella era convinto della nomina di Draghi o gioca l’ultima carta e poi si andrà a votare? Le prossime ore non saranno semplici. Non dobbiamo compiere l’errore italiano di cadere nell’emotività e sperare che Draghi sia il salvatore della patria. Non ha una bacchetta magica, il tempo che ha davanti è breve e i cittadini hanno fretta di risolvere una parte dei problemi. Un conto sono le Banche Centrali, un conto è essere a capo di una serie di organizzazioni e, ancora, un altro conto è governare un paese che ha un’enorme serie di complessità.

Draghi è sempre stato un uomo che ha lavorato a fianco della politica in modo splendido ma ora si tratta di capire se si cala come tecnico o come politico. Credo che Draghi si deve presentare con tre o quattro punti fondamentali, uno dei quali è la questione dei posti di lavoro.

Il paese si deve salvare attraverso le Istituzioni. I partiti che entrano al Governo rischiano di sfaldarsi e non passano la loro giornata a costruire ma a distruggere, perciò a polarizzare ancor di più”.