L’intervento del senatore della Lega Alberto Bagnai nel corso della seduta 280: Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri in vista del Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre 2020. Un durissimo attacco a chi negli ultimi anni ha portato avanti politiche legate a Europa, austerity e Mes.

“Signor Presidente, breve riassunto delle puntate precedenti: 19 luglio 2012: seduta n. 669 della Camera – ratifica ed esecuzione del fiscal compact – onorevole Giorgetti in dichiarazione di voto finale: «la parte politica che le parla in questo momento è a favore dell’Europa (…) ma voterà contro il fiscal compact. (…) Senza crescita economica un debito pubblico come quello italiano non è sostenibile. Non si tratta soltanto della speculazione internazionale ma semplicemente della naturale osservazione che, non crescendo e non producendo ricchezza, nessun debito può essere rimborsato». 2.889 giorni dopo, il 16 giugno 2020, il professor Romano Prodi in audizione presso la XIV Commissione della Camera: «Finalmente si corregge l’errore tragico che ha reso molto più grave del dovuto la scorsa crisi, che ha danneggiato fortissimamente l’Italia e che ha addirittura sfasciato l’economia greca. Parlo dell’austerità». Bastava ascoltare Giorgetti.

Controprova. 3.028 giorni prima, il 2 marzo 2012, il professor Romano Prodi alla tavola rotonda presso «La Cattolica» di Piacenza dichiarò: il fiscal compact va nella giusta direzione, ma lo hanno approvato solo oggi; poi ci sarà il rinvio e si rischia di avere un patto che avrà meno impatto di quello prospettato. Chiaro? Nel 2012 al PD l’austerità andava bene, anzi l’avrebbe voluta prima; solo la Lega era contraria. Oggi sono tutti i contrari. A differenza dell’Europa, che ha molti padri, l’austerità ora non ne ha nessuno.

Secondo capitolo. Il 19 dicembre 2013, il primo ministro onorevole Enrico Letta scriveva su Twitter: «Finita ora sessione Consiglio europeo. Approvata banking union. Per tutelare i risparmiatori ed evitare nuove crisi. Buon passo verso UE più unita». Un uomo brioso come la sua punteggiatura. Pochi secondi dopo, onorevole Borghi: «Questa la salviamo da dare ai risparmiatori della prima banca che salterà. Tiferò per gli inseguitori». È ancora su Twitter, andatela a vedere.

685 giorni dopo, il 4 novembre 2015, nella 6a Commissione del Senato, in sede di espressione del parere al decreto legislativo di recepimento del bail in, il resoconto sommario riporta che il senatore Tosato rimarca «i rischi cui potranno essere esposti risparmiatori e, in particolare, i correntisti, senza che tale intervento sia peraltro risolutivo delle crisi bancarie». Diciotto giorni dopo fu pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto-legge salva banche (non devo dirvi che cos’è).

Sei giorni dopo, il 28 novembre 2015, a Civitavecchia si tolse la vita Luigino D’Angelo, obbligazionista di Banca Etruria, ex dipendente dell’ENEL, per anni iscritto alla CGIL. La moglie ricordò che era sempre stato un uomo di sinistra.

914 giorni dopo, il 30 maggio 2018, nella dichiarazione dell’Autorità bancaria europea sul trattamento degli strumenti finanziari soggetti a bail in venduti a piccoli risparmiatori (cioè il caso del povero Luigino D’Angelo), al punto 46 si dichiara che, anche in assenza di miss-selling, le conseguenze dell’applicazione del bail in ad obbligazioni subordinate, in caso di esposizioni significative, potrebbero presentare delle sfide specifiche dal punto di vista degli effetti di contagio e della stabilità finanziaria. In altre parole, l’EBA nel maggio 2018 disse che il bail in destabilizzante è stato un errore. Ovviamente, col semaforo verde dell’Europa, arriva, come al solito dopo, il PD. Il 9 Aprile 2019, Vincenzo Visco, in un’intervista a «LaVerità» dichiarò che era stato un grave errore di Letta accettare il bail in retroattivo delle banche.

Capisco che c’erano pressioni, si è parlato addirittura di ricatto, tuttavia bisognava di dire di no a Wolfgang Schäuble. Quindi, ricapitolando, per il PD e per Bankitalia l’unione bancaria era una buona cosa. Per cambiare idea il PD ha aspettato che fosse l’Autorità bancaria europea a dire che i risparmiatori italiani erano stati usati come cavie.

Terzo capitolo, il MES. Il 19 luglio 2012, in sede di ratifica ed esecuzione del Trattato che istituisce il MES, l’onorevole Bitonci disse in dichiarazione di voto finale: «Oggi state commettendo un grave errore sottovalutando la portata di questo provvedimento. Queste sono decisioni che condizioneranno per sempre la nostra vita e quella dei nostri figli; decisioni che cambieranno la nostra autonomia in sede economica, di bilancio e fiscale». Queste parole le teniamo così come sono; si applicano perfettamente all’oggi, ancora di più per i motivi dettagliati dall’onorevole Borghi alla Camera.

Mi avvio a concludere. Rinuncio a rivolgermi al partito di maggioranza relativa, per il semplice motivo che oggi ha perso agibilità politica. I traditori fanno comodo a qualcuno, ma tutti ne diffidano, e quindi de hoc satis. Parliamo invece al PD, l’unico pezzo dell’attuale maggioranza che un futuro politico ce l’avrà e col quale quindi è necessario dialogare. Dopo l’austerità, dopo il bail in, anche con la riforma del MES (che è l’austerità), andrà a finire come diciamo noi. E anche questa volta voi andate dritti per la vostra strada.

Forse vi stanno ricattando oppure, più semplicemente, forse pensate che toccherà a noi macellare i risparmiatori. Ma lo pensavate anche al tempo del bail in, e invece il sangue dei risparmiatori italiani è sulle vostre mani e ci avete anche perso le elezioni. Quindi, non ci aspettiamo di convincervi, non ci interessa. Ma c’è una cosa che deve interessare voi: che cosa hanno in comune il fiscal compact e il bail in, i due errori che avete già ammesso? È molto semplice: sono due parole in inglese di cui l’opinione pubblica si disinteressava, e perfino io, che sono del mestiere e che dal giugno 2013 mettevo in guardia contro i pericoli del bail in, ignoravo la discussione che si stava svolgendo in Parlamento e le parole lungimiranti dei colleghi Giorgetti, Bitonci, Tosato, Garavaglia e tanti altri.

Da allora qualcosa è cambiato, e concludo.

Da allora, purtroppo per voi, cari amici del PD, c’è stato un dibattito nel Paese. Il livello di consapevolezza dell’elettorato non è più quello del 2012, quindi oggi migliaia di occhi ansiosi guardano a questa discussione con attenzione e aspettano l’esito del voto per dividere questo Parlamento in due categorie: i patrioti e i traditori.

Nonostante tutti gli sforzi dell’antipolitica per confondere le acque e offuscare le responsabilità, oggi sarà chiaro chi è dalla parte della libertà e del Paese e chi è dall’altra parte. Vi faccio i miei auguri”.