Le mascherine col vecchio stemma: un dettaglio; anche minimale se volete, certo. Però è come l’ennesimo grano di un rosario laico, quello del ritorno ai simboli riconosciuti e riconoscibili di un’appartenenza, che i Friedkin ci sgranano davanti agli occhi.

Una prima riflessione, su questo: è sempre segno di intelligenza il fatto che chi è nuovo in un ambiente faccia subito in modo di capire dove si trova e quali valori (parlando dell’amore per un club, non vi sembri eccessivo il termine) gli conviene condividere. A maggior ragione se in quell’ambiente ci è andato per investire i suoi soldi.

Ora, l’imperativo categorico è quello di guardare avanti, senza se e senza ma; al tempo stesso, però, è passato così poco tempo dalla fine dell’era Pallotta che differenze lampanti nel modo di porsi tra i bostoniani e i texani impongono una riflessione, anche per far venire fuori dal guscio, definitivamente, tutti quelli che fino a qualche mese fa ancora difendevano ciò che era sempre meno difendibile. Per interesse, per ottusità, per semplice gusto dell’impuntatura: fate voi; anche in questo caso è ormai inutile recriminare, anche se forse qualcuno in città non può pretendere di riscuotere ancora la stessa credibilità di qualche anno fa.

Per chiudere il bilancio sul passato ed esemplificare le prime impressioni sul presente, useremo una metafora forse più familiare a Pallotta che a Friedkin, paradossalmente. Mettiamo, allora, che invece che dell’AS Roma stessimo parlando di una trattoria. Una trattoria con una clientela affezionatissima e fedele. Poco meno di dieci anni orsono, fu come se un nuovo oste, venuto da lontano e nient’affatto esperto di cucina romana, avesse deciso subito di cucinare la carbonara con la panna e con il bacon. Fregandosene dei gusti e dei pareri di tutti quelli che avevano sempre frequentato il locale. Anzi: pretendendo di convincerli del fatto che quelli sbagliati erano sempre stati loro, se avevano sempre gradito la carbonara mantecata soltanto con il rosso dell’uovo fresco e con il guanciale croccante a listarelle. In questo, l’oste della panna e del bacon aveva subito provveduto a circondarsi di una claque di camerieri addestrati ad arte e sparsi per i tavoli a convincere i clienti che la nuova ricetta era quella giusta.

– Ma guarda che a me nun me piace ‘a carbonara co’ tutta ‘sta panna e cor bècon! –
Sbaglia lei, caro signore! E guardi che ora stacchiamo anche tutti questi poster con quel numero dieci dalla parete… –

Ecco, allora, la spiegazione sul gradimento che, con poche mosse improntate al riavvicinamento, i Friedkin stanno riscuotendo, sempre ricordando che la captatio benevolentiae non è reato, anzi: è segno dell’intenzione di dialogare il più possibile con gli interlocutori più sensibili che esistano: i tifosi.

In pratica, Friedkin appena arrivato ha capito, facendosi anche consigliare nel modo giusto, che andava rimesso il guanciale nella carbonara. Non è poco, dopo anni di panna e bacon.

Paolo Marcacci