Una doppia casualità che fa nascere una storia destinata a fare giurisprudenza in materia di violenza sulle donne: Giuseppe forniti, accusato di aver ucciso la compagna Aurelia Laurenti con la quale conviveva dal 2013 a Roveredo in Piano, proprio il 25 novembre ha nominato il suo avvocato difensore.
Ma non è solo la data – quella della giornata contro la violenza sulle donne – che avrebbe condizionato Rosanna Rovere nella sua difficile scelta, bensì un percorso personale che vede la già Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Pordenone impegnata in una lunga lotta per portare alla ribalta i diritti delle donne.

Da qui la decisione di non difendere l’imputato, che al contrario di quanto si potrebbe pensare, è stata pensata dalla Rovere proprio per il bene suo mancato assistito, come ha riferito a ‘Lavori in Corso’.

Colpe tremende dell’imputato? Non è questo il punto. Ha il diritto di essere difeso. Il diritto di difesa è costituzionalmente garantito e deve valere per chiunque. Ma ha il diritto di essere difeso al meglio, come dice il codice deontologico. Io per il mio percorso personale non sarei stata in grado di farlo.

La nostra è una libera professione: l’avvocata sceglie se difendere il cliente, ma se sceglie di difenderlo deve farlo al meglio. Con la mente sgombra da riserve mentali e da pregiudizi. Io probabilmente non sarei stata in grado di farlo.

Per ‘femminicidio’ si intende la violenza dell’uomo contro una donna per il suo essere donna.
Poi le motivazioni possono essere diverse e vanno ricercate probabilmente anche nel fatto che in Italia la parità di genere è ancora una chimera difficile da raggiungere.
la violenza contro le donne ha una radice culturale profonda, lo dice anche la convenzione di Istanbul ratificata dall’Italia.

Il lockdown e la pandemia hanno aggravato questi problemi, difatti sono triplicate le denunce ai centri anti-violenza sulle donne.
Stare a casa è purtroppo diventata una prigione per alcune donne
“.