Luciano Moggi omaggia Maradona. L’ex direttore sportivo del Napoli, chiamato in sostituzione di Italo Allodi dopo il primo scudetto azzurro, racconta la leggenda calcistica ma anche l’uomo con le sue debolezze e fragilità.
Nel periodo d’oro dei partenopei Moggi dietro la scrivania ed il Pibe de Oro in campo regalano alla piazza un altro scudetto, una Supercoppa italiana ed una Coppa Uefa nella finale contro lo Stoccarda.
Questi i pensieri di Luciano Moggi ai microfoni di Francesco Vergovich durante ‘Un giorno speciale’
“Commentare con lucidità la morte di Diego Armando Maradona significa rischiare di entrare nella banalità delle frasi dette e fatte. La cosa strana è che tutti hanno mangiato a pranzo, a cena, sono andati a ballare con Maradona, e questo è un male con la stampa senza dubbio. Ho sentito di tutto e di più. Gente che prima ironizzava su Maradona, lo prendeva in giro, lo insultava e adesso lo osanna. Questo è il brutto di una stampa che va alla ricerca sempre di vendere le copie.
Per carità, vendere i giornali è una cosa bella. Cercare l’Audience è una cosa bellissima, ma esagerare mi sembra un po’ troppo. Dico che bisogna stare nei termini giusti. Maradona, al quale io ho voluto bene come un figlio, nella sua ingenuità era un po’ folle e rivoluzionario. Era tutto quello che può essere un giocatore di un altro pianeta. Lui sul campo sapeva fare quello che sostanzialmente nessun altro sapeva fare.
Tirava punizioni e le metteva dove voleva. Faceva di tutto e per lui era la cosa più semplice. Il genio di Maradona dove sta? Andando a Buenos Aires, dove si è sposato, ho visto dove è nato, dove è cresciuto, ho conosciuto la sua famiglia e ho capito l’estrazione povera di questo ragazzo che è stato tradito dalla gloria e dai soldi. Non ha saputo gestire queste cose. Però bisogna dire una cosa: siccome ho vissuto Maradona, bisogna dire che è stata una persona altruista. Una persona che si faceva voler bene, che aiutava il mondo intero. Se qualcuno andava da Maradona e gli diceva di essere in difficoltà con qualcosa, lui si divideva in quattro perché non ha mai dimenticato la sua povertà iniziale.
Questo era Maradona. Di fronte a una cosa del genere si resta perplessi. Perché quando una ha vissuto con un uomo del genere, che ha dato anche problemi per tenerlo a freno in certi momenti, però nella sostanza ha ribaltato situazioni importanti. Soprattutto è stato anche un fattore sociale per la città di Napoli. La città aveva bisogno di avere qualcosa che distraesse il popolo. Questo Maradona l’ha fatto con un gioco, quello del pallone.
Quindi bisogna ricordarlo nella maniera giusta, senza enfatizzarlo come fanno adesso. Ricordo che tutti quelli che adesso lo enfatizzano, e prima lo insultavano, quando Maradona si è sposato ha invitato due giornalisti soltanto. Questi erano Bruno Bernardi e Gianni Minà. Evidentemente gli altri non li considerava amici come questi due. Per chi l’ha vissuto faceva tenerezza, perché era un bambino da gestire. Un’ingenuità pazzesca e una voglia di fare altrettanto pazzesca che si traduceva nei goal in campo. E’ morto in maniera anomala, come in maniera anomala ha vissuto”.