Novità sulle misure restrittive adottate per arginare l’emergenza da Coronavirus: questo fine settimana anche per il Lazio scatta il coprifuoco dalle 24:00 alle 5:00 e, ancora, si fa riferimento all’applicazione della didattica a distanza in ambito universitario e alle superiori. Sul fronte sanitario invece c’è un incremento delle terapie intensive e, di conseguenza, una riapertura degli ospedali Covid. Questo è stato il sunto dell’incontro tra i sindaci del Lazio. La stessa regione Lazio è stata rappresentata dal vicepresidente Leudori.

Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera, scrive al riguardo un articolo ed evidenzia una netta distanza tra chi prende le decisioni e la gente comune che, da parte sua, credeva che il peggio fosse già passato. I cittadini resisteranno a queste nuove strette? Si poteva fare di più per prevenire la nuova ondata di positivi al virus? Ecco le riflessioni dell’editorialista a “Lavori in corso”.

“Io ce l’ho un po’ con il Paese legale ossia con la politica, con il Governo. Siamo messi così anche perché sembrava che l’epidemia fosse stata circoscritta. Si è fatto troppo poco per la prevenzione. Non parlo tanto dei posti in terapia intensiva ma proprio per la prevenzione sul territorio come l’aumento dei mezzi pubblici o le tecniche di tracciamento. Avrebbero meritato più attenzione. Fermo restando che il virus fa il suo sporco mestiere, tutto questo forse si poteva programmare meglio. Lombardia, Lazio e Campania non hanno ancora fatto chiusure generalizzate. Sono chiusure notturne, non è come il lockdown. Stanno tentando di eliminare il superfluo e salvare le cose importanti come il lavoro e l’istruzione.

Per evitare un lockdown dobbiamo lavorare con una precisione chirurgica. Ma questo è un punto che, non solo noi ma anche altri paesi europei, ci stiamo dimostrando ancora incapaci. Dobbiamo sperare che siamo in tempo a riprendere la situazione con mezzi normali e non straordinari come il lockdown. Sarebbe bastato scaglionare di più gli ingressi nelle scuole e negli uffici, almeno nelle grandi metropoli”.


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