Con l’annuncio della sindaca di Roma Virginia Raggi di ricandidarsi al Campidoglio nelle prossime elezioni del 2021, di fatto la prima tra i grandi partiti a sciogliere le riserve, la corsa per lo scettro della Capitale entra nel vivo.

Alla notizia della Raggi sono seguiti i primi endorsement nel suo movimento: Beppe Grillo e Luigi Di Maio i più pronti ad aver salutato con entusiasmo la decisione dell’avvocatessa romana. In realtà restano i dubbi sulla prestazione all’ora delle urne che potrà fornire.

Alcune previsioni su quello che potrà accadere, guardando soprattutto alle scorse elezioni del 2016, le ha fornite il capocronista de “Il Messaggero” Ernesto Menicucci ospite di Luigia Luciani e Stefano Molinari.

Ecco il suo commento a “Lavori in Corso”.

“La mia sensazione è che si ricandidi intanto perché di alternative vere e proprie non ne ha. L’alternativa era solo non ricandidarsi. Ma questo comportava:

1) Ammettere la sua sconfitta, visto che non si è mai vista una sindaca che non si ricandida per il secondo mandato

2) Rimanere con il cerino in mano perché fino al 2023 non si vota per il Parlamento

Di tutte le possibilità l’unica era ricandidarsi. Difficilmente credo arriverà al ballottaggio, ma comunque potrà essere consigliere comunale di opposizione. E poi mai dire mai.

Io penso che stando così le cose il Movimento 5 Stelle il 35% che prese nel 2016 candidando Virginia Raggi non lo prendono più. Oggi quei voti sono tornati a casa. Quelli di destra sono tornati a destra per Lega e Fratelli d’Italia. E un po’ di voti a sinistra se li sono persi per strada per l’alleanza con Salvini e una timida risalita da parte il PD.

Secondo me non arrivano al 20% e così non arrivi al ballottaggio”.


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