A poco più di un mese dalla – presunta – riapertura delle scuole, ci incontriamo con Arianna Ugolini, Consigliera del Municipio XIII, giornalista, conoscitrice degli organi collegiali delle scuole dell’area, dei quali ha fatto parte con continuità, innanzitutto in qualità di mamma. Arianna è, inoltre, portavoce del network Cattive ragazze, un movimento composto da mamme e da insegnanti, politicamente trasversale, che ha iniziato a farsi sentire in vari modi, rivendicando il ritorno a una scuola “normale”, nell’accezione migliore che si possa immaginare per il termine; quindi, alla vera scuola.

Innanzitutto, Arianna, come nasce l’idea di un network territoriale?

“Mi sono ritrovata dall’oggi al domani chiusa in casa. Il Lockdown, la paura, l’incertezza, la chiusura delle scuole, l’interruzione della mia attività lavorativa dopo l’iniziale e comune sbandamento e senso di oppressione, mi hanno spinta a riflettere in positivo e a reagire. Pian piano dalle chiacchierate con alcune persone vicine, dai ragionamenti messi in piedi, dalla scoperta di questo nuovo modo di vivere che non solo mi faceva sentire solidale con persone diverse ma che ci spingeva insieme verso nuove riflessioni e pensieri, è nata l’idea di creare qualcosa.

All’inizio immaginavo solo che quegli scambi fossero uno spazio nostro di riflessione ma senza volerlo giorno dopo giorno si è trasformato in una risorsa e in un aiuto anche per altri.

Ricordo ancora quando, quasi in punta di piedi, ho chiesto a Barbara, Raffaella e Mariangela, amiche e mamme, se potevo inserirle in una piccola chat ristretta dove condividere insieme le nostre idee e confrontarci. Sai quando apri una nuova chat non sai mai quanto possa far piacere a chi viene inserito, così è buona educazione chiedere il permesso. Loro tre sono state per me il nucleo iniziale, mi sentivo più forte con loro e riuscivo a razionalizzare le paure della pandemia che ogni giorno con i bollettini delle 18 e le notizie dei giornali entravano in casa lasciandoci spesso senza strumenti.

Barbara, Raffaella e Mariangela vivevano i miei disagi e le mie paure e anche per loro la chat è presto diventata un flusso continuo di pensieri, di scambi e non solo di idee, ma soprattutto di “costruzione”. Un po’ per caso ho creato la pagina social su Facebook che in meno di due mesi è diventata una fucina di progetti e un crocevia di contatti virtuali e reali con il mondo esterno che, da lontano e alieno che era diventato, è ritornato ad essere parte delle nostre vite e ha ricominciato a essere vissuto a pieno.

In breve tempo, le difficoltà del lockdown hanno concentrato la nostra attenzione sul tema della scuola. Lo spazio virtuale si è allargato e, considerato che Cattive Ragazze è composto principalmente da famiglie del territorio con figli in età scolare e dell’obbligo che hanno sofferto in termini economici, sociali e relazionali la chiusura prolungata dei servizi scolastici, abbiamo funto da calamita sul tema scuola”.

Scuole chiuse, argomento attuale e doloroso…

“Se ci pensiamo oggi a mente fredda la scuola ha chiuso il 4 marzo, dall’oggi al domani, dal giorno alla notte senza un saluto, un abbraccio o una stretta di mano. Ma soprattutto senza preavviso lasciando 8 milioni di bambine e bambini, ragazze e ragazzi a casa confidando ancora una volta nella straordinaria capacità delle famiglie di arrangiarsi da sole. Una sospensione di vita che ha travolto docenti, dirigenti scolastici, i minori e le loro famiglie in un esperimento inedito dettato dall’emergenza: la DAD.

La Didattica a Distanza è entrata nelle nostre case cambiandone i ritmi e le abitudini. Buttando il cuore oltre l’ostacolo la scuola si è fatta virtuale ma già qualcuno di noi sentiva lo stridere di questo aggettivo che mal si applica ad un’istituzione, come la scuola, che fa della cura dell’altro e della relazione la sua più alta e nobile missione.

Devo dire che la DAD, nonostante il grande sforzo di tantissimi docenti, ha mostrato ben presto i suoi limiti che abbiamo vissuto tutti sulla nostra pelle e sulla pelle dei nostri figli: perdita della relazione, disuguaglianze con famiglie non raggiunte dalla connessione e senza apparecchi elettronici per collegarsi, genitori in smartworking che devono anche seguire i figli in casa, famiglie che già vivono in condizioni di sofferenza socio economica vedono peggiorare la propria situazione con ripercussioni psicologiche in casa, sofferenza dei più piccoli causata della perdita della socialità e del contatto con gli altri e peggiorata dalla reclusione forzata a casa”.

Quindi non è un’espressione eccessiva, quella che utilizziamo se parliamo di minori abbandonati?

“Come Cattive Ragazze quello che ha cominciato a saltarci agli occhi era innanzitutto la gravissima dimenticanza del governo: i minori. I minori sono stati i grandi esclusi della decretazione. Ad un certo punto potevi portare il cane a spasso ma i minori non potevano neanche uscire in cortile.

Abbiamo suscitato un dibattito ed è nata la prima lettera scritta dal nostro Network indirizzata alla Ministra Bonetti come garante della Pari Opportunità anche per i minori.

Di pari passo proseguiva la nostra battaglia sulla scuola e quando apparso chiaro che per questo governo la scuola era l’ultimo dei pensieri e non era un Asset abbiamo scritto alla Ministra Azzolina chiedendo trasparenza e di conoscere quanto meno il lavoro prodotto dalla task force stellare incaricata di studiare la riapertura delle scuole. Insomma il diritto allo studio o è sempre un diritto e come tale va sempre considerato, oppure non lo è affatto”.

Dal locale al nazionale il passo è breve, per quando riguarda il ragionamento che fai…

“I nostri contatti si sono allargati e siamo entrate nel movimento nazionale ‘Priorità alla Scuola’, nel movimento romano ‘Apriti,Scuola!’ e con una piccola delegazione di quest’ultimo, della quale ho fatto parte anche io come rappresentante di Cattive Ragazze, siamo state ricevute virtualmente in una videocall con il sottosegretario De Cristofaro.

Dentro ‘Priorità alla Scuola – nazionale’ abbiamo arricchito il dibattito e seguito con attenzione la Fase2 che prometteva di riaprire tutto tranne, naturalmente, la scuola che resta la grande assente della fase stessa.

Si torna a lavorare dal 4 maggio e le famiglie vivono il doppio disagio di non sapere a chi lasciare i figli perché i nonni si sa sono ad alto rischio. Anche con il Bonus Baby Sitter: Lo Stato interviene in maniera accessoria con sussidi a pioggia e con il bonus baby sitter di cui usufruirà il 30% delle famiglie e che in ogni caso non coprirà le ore settimanali di lavoro dei genitori.

La DAD prosegue e denunciamo sui social che, nonostante i proclami del Ministero e il famoso slogan ‘la scuola non si ferma’, la DAD per funzionare necessita della presenza delle famiglie e di una sorveglianza genitoriale per esistere soprattutto nella primaria e nella secondaria di primo grado.

Lo Stato non se ne cura e delega anche questa volta perché dietro ad ogni figlio c’è un genitore che lo aiuta. Perché se davanti allo schermo da una parte c’è un insegnante e dall’altra c’è sempre una madre che accende il computer, stampa schede, vigila ed è costretta a stare a casa.Un risparmio assicurato sulle spalle di quelle famiglie che a breve non sapranno più come risparmiare.

Denunciamo che la didattica a distanza senza le famiglie è un castello di sabbia. E ci chiediamo per quanto tempo può stare in piedi un castello di sabbia.

Dall’altra parte i docenti vengono lasciati soli senza indicazioni definite, sommersi da un lavoro smodato e snaturato nella relazione. Un docente coglie dallo sguardo, dall’espressione se gli alunni stanno seguendo, se tutti sono con lei o lui. E’ questa la scuola per chi insegna? Una didattica fredda e distante che perderà per strada anche i migliori? E’ questo il loro lavoro? Lo strumento tecnologico non potrà mai sostituirsi a nessun docente e nessuna piattaforma potrà mai ricreare l’ambiente di apprendimento di classe fatto di socialità e relazione, dove la partecipazione è fatta di imprevedibilità, presenza e legami. Si rischia di vivere una scuola privata della magia, voglio usare questo termine, che solo il docente sa trasmettere quando ti guarda negli occhi.

Ed è arrivata l’estate…

Arriviamo a giugno e nessuno sa cosa succederà a settembre. Il Governo si è ridotto ad avere 3 mesi di tempo per reinventare un modo di stare a scuola perché la didattica a distanza non è scuola e la scuola è solo in presenza.

Da quello che percepiamo ascoltando le famiglie e le donne che aderiscono al nostro Network e che si interfacciano con noi, sappiamo benissimo che senza la scuola le famiglie non potranno permettersi di tenere i figli a casa e torneremo indietro di decenni e il ruolo della donna torna relegato alla cura della casa e dei figli ma in generale la famiglia si deve sobbarcare anche della parte di responsabilità educativa che sta in capo alle istituzioni.

Il nostro impegno prosegue dunque trasversalmente cercando contatti anche politici con chi condivideva i nostri percorsi, così siamo arrivate ad Azione e la nostra Barbara Piccininni ci ha rappresentate in una video call sulla scuola con l’onorevole Calenda.

Animiamo le piazze romane del 23 maggio e del 25 giugno ed oggi, preoccupati per il futuro dei nostri figli, sospesi nell’incertezza della riapertura a settembre, soprattutto per quanto riguarda i servizi educativi e dell’infanzia che sono in capo all’ente locale, abbiamo mappato il nostro Municipio XIII e stiamo chiedendo un riscontro formale all’Amministrazione e alla politica sulle azioni messe in campo per individuare e adeguare spazi e aree pubbliche da mettere a disposizione delle scuole e sulla loro programmazione.

La mappatura del Municipio realizzata da Raffaella Gianferri è stata consegnata alla presidente e all’assessora alla scuola del Municipio XIII che l’hanno accolta tiepidamente senza comprendere le reali potenzialità di un lavoro unico sul Roma.

Intanto le fila di Cattive Ragazze si ingrossano e con Priorità alla Scuola Roma partecipo e vengo intervistata dal programma Sportello Italia, andiamo ad Agorà e come Network territoriale siamo ovunque si parli di scuola”.

Se ti nomimo i banchi monoposto?

A fine giugno assistiamo alla conferenza stampa di Conte e Azzolina dove finalmente vengono svelate le Linee guida per la riapertura delle scuole e capirai la nostra sorpresa quando nel corso della conferenza televisiva viene sponsorizzato il famoso banco monoposto in plastica con le rotelle. Mai accaduto che durante una conferenza istituzionale venga trasmessa l’immagine di un prodotto commerciale. Come puoi ben pensare le nostre sinapsi si mettono in movimento e suscitiamo un dibattitto e scriviamo una lettera ai giornali, con Priorità alla Scuola Roma contattiamo Azione che si fa portavoce con l’onorevole Richetti della nostra richiesta di interrogazione.

Come si può immaginare che la rinascita della scuola passi per i banchi monoposto in plastica che tra l’altro vorrebbe dire disfarsi dei vecchi arredi. I conti non tornano soprattutto perché ai comunicati trionfalistici del Ministero non corrispondono i fatti. Mancano i finanziamenti per incrementare l’organico sia docente che ATA, mancano i fondi per le ristrutturazioni e per recuperare spazi nel patrimonio dismesso. Ma si investono cifre capogiro di 3 miliardi di euro per l’acquisto di banchi monoposto, in plastica in deroga al principio della sostenibilità ambientale, dell’Agenda 2030, sul futuro climatico delle nuove generazioni.

Ancora vediamo uno spostamento di risorse a favore di pochi gruppi che detengono il controllo delle nuove tecnologie con il rischio concreto di regalare, dopo la sanità, anche la Scuola, ad un privato interessato da logiche di guadagno e noncurante del bene comune.

Tra l’altro in quei giorni la rabbia saliva nel vedere la scuola ancora una volta Cenerentola nel piano investimenti del governo. Come Cattive Ragazze abbiamo pensato fin dall’inizio che la pandemia con il suo dolore e la sua sofferenza avrebbe portato un cambiamento radicale nelle nostre vita. Ci avrebbe insegnato a ragionare diversamente, a cambiare la nostra mentalità. Allora investimenti sulla Sanità e sulla Scuola. Invece il piano lo stanziamento del governo per la scuola è, a tutt’oggi, un decimo rispetto allo stanziamento per gli F35 e la metà rispetto a quello per Alitalia. Come a dire che milioni di alunni non contano nulla per questo governo”.

Linee guida del governo, la vostra risposta in un docufilm…

“Le linee guida che escono sempre dalla conferenza stampa del governo di fine giugno sono un nuovo banco di studio per le Cattive Ragazze. Studiamo e approfondiamo la normativa e con barbara butto giù un vademecum per i consigli di istituto che sono chiamati a decisioni importanti tra cui quella di inserire la DAD nel PTOF (piano dell’offerta formativa) che significherebbe mettere a regime la NON SCUOLA.

Le fila del Network si ingrossano e dopo la collaborazione con Lorena Ercolani, artista e ballerina, l’8 giugno per un evento territoriale pensiamo insieme ad un docufilm con i ragazzi che hanno vissuto la DAD nelle nostre scuole di ogni ordine e grado.

In una calda giornata di luglio ci ritroviamo nella piccola ma accogliente sede dove Lorena tiene i suoi corsi di hip hop. Siamo mamme e papà del nostro Network con al seguito figli, amici dei nostri figli, altre ragazze e ragazzi delle superiori che hanno voluto dare il proprio contributo, mettendoci faccia, voce, racconti ed esperienze vissute e direi patite come allievi dei vari istituti.

Stiamo dando voce a chi non ha mai avuto voce. Sì, perché, Paolo, questa narrazione è sempre piovuta dall’alto. La scuola non si è fermata, recitava l’Azzolina come un disco rotto, ma si è mai preoccupata di intervistare, come abbiamo fatto noi, le famiglie? O meglio ancora le bambine e i bambini, le ragazze ed i ragazzi che hanno vissuto la DAD chiusi nelle loro camere, quando avevano la possibilità di uno spazio proprio, o chiusi nelle loro case?

Nessuno ha mai pensato a loro, a chieder loro come si sono sentiti, cosa ne pensano, se ripeterebbero questa esperienza e come. Perché ancora una volta e come sempre la scuola non mette al centro i protagonisti: le bambine e i bambini, le ragazze ed i ragazzi!

Una scuola che considera invisibili i suoi protagonisti è una scuola che non ha futuro. Siamo convinte che questo docufilm arrivi al cuore, è la ‘storia vera’: uno spaccato di vissuto non solo dei figli del nostro quartiere ma dei figli di tutta Italia. Ascoltateli”.

Paolo Marcacci