Indipendentemente da quanto sia vero in percentuale ciò che alla vigilia aveva detto Gasperini, ossia che l’Atalanta stasera avrebbe intercettato in toto il tifo di tutta l’Italia non orobica, di certo buona parte della nazione stasera si è interessata alle sorti della Dea; a prescindere da anniversari, ricorrenze e quant’altro. 


La partenza al calor bianco, lo spettacolo oltre le premesse, già buone in partenza: per i ritmi, per i varchi, per gli spazi colpevolmente concessi, per le occasioni a volte lasciate ad aspettare, Neymar in testa, un po’ come i baci non dati cantati da De André. 

Tanto gentile e tanto lesta, nel ripartire, l’Atalanta pare: è il sonetto tattico, consueto, del Gasp; l’endecasillabo migliore germoglia dal sinistro di Pasalic, su palla lavorata e protetta da Zapata, per la parabola con cui il croato nativo di Mainz scrive l’uno a zero sul tabellino del primo tempo. 


La ripresa aumenta l’intensità agonistica ma sporcando, per così dire, la partita con una serie di interventi progressivamente più duri, se non in qualche caso addirittura violenti. Con la differenza che gli interventi dei francesi presentano, via via, le stimmate della frustrazione; vedi il fallo di Paredes, subentrato a Gueye.

Nel frattempo, Tuchel per l’ultima mezz’ora cala nella contesa anche Mbappé, redivivo o comunque forzatamente rimesso in piedi, in luogo di Sarabya. Sportiello chiuso, in tutti i sensi, proprio per Mbappé, al minuto ottantuno. Francesi con un piede negli inferi; bergamaschi che intravedono le schiere angeliche dell’élite europea.

Il paradiso può essere una semifinale. Zapata, ogni stilla di umano carburante lasciata sul terreno del Da Luz, in una Lisbona percossa e attonita dall’ennesimo miracolo, che poi miracolo non è, di una Bergamo sempre più alta. 

Alla fine, ma proprio quasi oltre la fine, accade: arriva il pari, più strappato che cercato dal PSG, con Marquinhos. Delusione che è anticamera di un dolore assoluto, perché subito dopo Choupo – Moting calcia la fine del sogno altrui come la lattina vuota di un gioco di bambini. 

Testa più alta della Bergamo più antica, saluta così l’Atalanta, dopo un ribaltone figlio degli assist di Mbappé e Neymar: anche questa è una spiegazione, almeno in parte. 

Paolo Marcacci